Il Tribunale dell’UE ha annullato la decisione della Commissione europea che aveva rifiutato di riconoscere alla petizione “Stop TTIP” lo status di Iniziativa dei cittadini europei (Ice). La decisione dà diritto ai promotori a un’audizione al Parlamento europeo e obbliga la Commissione Ue a ridiscutere la propria posizione sul TTIP. Contro il rifiuto della Commissione i promotori di “Stop TTIP” avevano fatto ricorso al Tribunale dell’Ue, che ora ha dato ragione. La petizione, a cui ha aderito anche Il Fatto Alimentare e su cui sono state raccolte oltre 3 milioni e 200 mila firme in Europa, chiede di sospendere le trattative relative al TTIP, il Trattato commerciale di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti (Transatlantic Trade and Investment Partnership – TTIP), le cui negoziazioni sono iniziate nel luglio 2013, proseguite con molte difficoltà e alla fine congelate dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca.
La petizione chiede all’Unione europea anche di non stipulare l’accordo economico e commerciale CETA con il Canada in quanto ritiene che i due Trattati contengano vari aspetti critici, come le procedure di risoluzione delle controversie tra investitori e Stati, oltre alle disposizioni sulla cooperazione normativa, che costituiscono una minaccia per la democrazia e lo Stato di diritto. La petizione, inoltre, evidenzia il rischio che negoziati poco trasparenti possano condurre a un indebolimento delle norme sulla tutela del lavoro, sulla protezione sociale, sulla tutela dell’ambiente, della vita privata e sulla protezione dei consumatori, oltre che a una deregolamentazione dei servizi pubblici.
Nella sentenza del 10 maggio, il Tribunale dell’Ue respinge l’argomento della Commissione europea, secondo cui gli atti previsti dalla proposta di Iniziativa dei cittadini condurrebbero a “un’ingerenza inammissibile” nello svolgimento di una procedura legislativa in corso. Secondo il Tribunale Ue, “l’obiettivo perseguito dall’iniziativa è di permettere ai cittadini dell’Unione di partecipare maggiormente alla vita democratica dell’Unione, in particolare esponendo in dettaglio alla Commissione le questioni sollevate con l’iniziativa, invitando detta istituzione a sottoporre una proposta di atto giudico dell’Unione dopo aver, se necessario, presentato l’iniziativa in un’audizione pubblica organizzata presso il Parlamento, e, pertanto, suscitando un dibattito democratico senza dover attendere l’adozione dell’atto giuridico del quale è in definitiva auspicata la modifica o l’abbandono.” Il Tribunale ha quindi annullato la decisione della Commissione Ue, condannandola al pagamento delle spese legali.
La sentenza del Tribunale Ue arriva dopo che, il 23 aprile, alla vigilia di un incontro con la commissaria europea per il commercio Cecilia Malmström, in un’intervista al Financial Times il segretario al Commercio statunitense Wilbur Ross ha aperto la porta a una ripresa dei negoziati con l’Unione europea, naufragati dopo l’elezione di Trump. Ora gli Usa affermano che intendono ridurre il deficit commerciale con la Cina, Ue (146 miliardi di dollari) e Giappone. Da parte della Commissione Ue c’è un atteggiamento di prudenza. Un suo portavoce ha detto che, “prima di prendere una decisione su come procedere, dovremmo chiarire se esiste un sufficiente livello di ambizione condiviso e una base comune nell’individuare soluzioni a problemi difficili”. In ogni caso, è difficile che succeda qualcosa prima delle elezioni politiche in Germania del prossimo settembre.
Il Fatto alimentare – 14 maggio 2017