Giacomo Poretti. La notizia della settimana non è l’eleggibilità, una certa l’altra possibile, di due impresentabili come De Luca e Blatter; non è nemmeno il miracoloso risveglio dal coma del ragazzo Miki, che appena ha aperto gli occhi ha chiesto da bere in tedesco; e neppure che Barbara D’Urso sia stata l’unica rappresentante femminile del pianeta terra a non aver cedute alle lusinghe del playboy di Arcore.
No, la notizia più interessante della settimana è quella dei genitori separati di Bergamo che si sono rivolti al tribunale per chiedere al giudice di assumere, «in mancanza di accordo fra i genitori, gli opportuni provvedimenti con riguardo al regime alimentare del minore».
Di storie come questa ce ne tante: genitori separati, il figlio passa un week end con la mamma e uno con il papà. A questo figlio di genitori separati gli toccava con la mamma riso bollito e verdure, con il papà abbuffate da Mc Donald’s. La madre del ragazzino dal 2006 non mangia la carne e ha adottato un’alimentazione macrobiotica, che ha imposto anche al figlio.
Quando il padre lo ha saputo l’ha accusata di non essere stato coinvolto in questa scelta che, a suo avviso, metterebbe a rischio la salute del giovanissimo. Inizialmente ha tentato di risolvere la cosa rimpinzando il figlio di carne, latticini e dolci nel weekend. O almeno così dice la moglie, lamentando il fatto che il 12enne, dopo ogni weekend passato con il padre, tornava a casa con il mal di pancia. Anche per effetto dei pranzi dalla nonna a base di polenta, gorgonzola e salsiccia.
Possibile che non si riesca a trovare una mediazione fra il triste «tofu con i broccoletti di Bruxelles» e l’indigeribile «polenta e gorgonzola»? Se un ragazzino a 12 anni è costretto a mangiare, per ripicca all’altro genitore, una settimana miglio e orzo perlato, e l’altra settimana brasato di cavallo con toma di fossa, sicuramente crescerà con dei problemi, forse gli stessi che hanno i suoi genitori. Ma perché ai genitori di quel benedetto ragazzo il giudice non impone di preparare una settimana pasta al pesto e la settimana dopo cotoletta con le patatine come hanno mangiato tutti i bambini italiani, dal dopoguerra fino ad oggi?
E poi scusate come credete che sia possibile andare d’accordo ai vertici della Fifa, accordarsi per stabilire i criteri di eleggibilità di una persona, sottoscrivere un accordo fra sindacati e ministro dell’Istruzione? Come è possibile non arrivare a mettersi le mani addosso in un’assemblea condominiale per la scelta del colore delle tende da balconi, se non riusciamo neanche a stabilire quale cibo sia adeguato per nostro figlio?
Quanto litighiamo! Quanto poco ci si sopporta!
Che immenso trasporto verso l’Umanità e che enorme disprezzo per il singolo uomo. Tremo già per i prossimi bimbi sfortunati, la cui follia dei genitori potrebbe portarli in tribunale per far stabilire da un giudice a quale squadra dovranno fare il tifo. Io ringrazio il cielo perché sono stato tre volte fortunato: i miei genitori si son sempre voluti bene e andavano d’accordo, mi hanno fatto mangiare la pasta al pesto e le cotolette con le patatine, ed erano entrambi interisti.
La Stampa – 31 maggio 2015