Secondo i dati del bollettino epidemiologico nazionale aggiornati all’1 agosto 2024, il numero di animali positivi alla peste suina africana (Psa) nei territori sottoposti a restrizione è di 2.424 cinghiali e 13.424 suini. I focolai nei suini sono in totale 27. Tutti i dettagli
I NUMERI DELLA PESTE SUINA IN ITALIA
Secondo i dati del bollettino epidemiologico nazionale aggiornati all’1 agosto 2024, il numero di animali positivi alla peste suina africana (Psa) nei territori sottoposti a restrizione è di 2.424 cinghiali e 13.424 suini.
IL COMMISSARIO STRAORDINARIO MOLLA
Per contrastare l’emergenza, i ministri dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e della Salute, Orazio Schillaci, nel febbraio del 2023 hanno nominato commissario straordinario per la Psa, Vincenzo Caputo, il direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche.
Caputo, però, che sperava di eradicare la malattia nel giro di tre anni, qualche giorno fa ha dato forfait: “Ho deciso io di lasciare l’incarico – ha detto – perché sono già troppo oberato di impegni con il mio incarico di direttore dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Marche e dell’Umbria, centro di referenza nazionale per la pesta suina. Un incarico, quello di commissario, che si è rivelato troppo impegnativo”.
La peste suina è lungi dall’essere eradicata ma, commentando il suo operato, Caputo ritiene di aver “posto le basi per un cantiere che spero in futuro possa migliorare ancora”.
LA MISSIONE EUROPEA IN ITALIA
Oltre a essere oberato, secondo Il Foglio, “le ragioni delle dimissioni vanno trovate in un report dell’Ue che stronca l’Italia sulla gestione della peste suina”. All’inizio del mese infatti la Commissione europea ha inviato alcuni esperti del Veterinary Emergency Team in Lombardia ed Emilia Romagna “per valutare le misure adottate dall’Italia per prevenire la diffusione della Psa”.
Il responso è stato severo (ma giusto). Nel documento elaborato si legge che “la strategia complessiva di controllo della malattia nell’Italia settentrionale deve essere migliorata” poiché manca coordinamento con le regioni limitrofe ed è invece “necessaria una strategia comune”.
Un altro aspetto su cui fa acqua la risposta italiana all’emergenza è la scarsità di risorse impiegate poiché “il supporto finanziario insufficiente e i problemi tecnici hanno ritardato la costruzione di recinzioni”. Stessa criticità già evidenziata dal predecessore di Caputo, Angelo Ferrari, il quale avvertiva: “Mancano all’appello più di 10 milioni di euro per proseguire con le attività di prevenzione e di eradicazione della malattia”.
PREVISIONI CHE SI AVVERANO E DIMISSIONI IMPROVVISE
Ma gli esperti di EuVet affermavano pure che “l’epidemia sembra avanzare più velocemente delle misure di recinzione”, le quali se introdotte in ritardo “potrebbero non avere l’effetto desiderato di interrompere la diffusione della Psa nelle aree non infette”.
Per tali ragioni, il rapporto metteva quindi in guardia dalla possibilità che la peste suina potesse diffondersi “ulteriormente verso est (a est dell’autostrada A15) e a sud verso la Toscana, se non lo ha già fatto”, il che richiedeva urgentemente un piano esteso di controllo ed eradicazione che includesse anche Emilia Romagna e Toscana.
Come osserva Il Foglio, a distanza di due settimane dall’allarme lanciato dal team EuVet “è stato registrato il primo caso di Psa in Toscana” e “pochi giorni dopo sono arrivate le dimissioni ‘per motivi personali’ del commissario Caputo”.
COSA FARÀ ORA IL GOVERNO
Con un posto da commissario straordinario vacante, il ministero della Salute ha intanto annunciato nuove “misure straordinarie” per “scongiurare l’ulteriore diffusione della malattia e nell’ottica di adottare misure di contrasto uniformi sul territorio”.
In seguito alla conferma degli ultimi focolai individuati, le autorità sanitarie delle regioni Piemonte e Lombardia hanno riferito di aver già attivato lunedì 29 luglio le procedure di abbattimento. Dal 2022 sono circa 20mila i capi abbattuti in tutto il Piemonte, contando anche quelli soppressi in via preventiva in provincia di Alessandria allo scoppio dell’epidemia; mentre superano i 30mila i suini abbattuti in Lombardia.
I NUMERI DI UN COMPARTO A RISCHIO
Fermare la peste suina è necessario per salvare un comparto il cui valore della produzione nel 2023 ha superato i 9 miliardi di euro. E per quanto riguarda le esportazioni, i dati Istat condivisi da Assica, l’Associazione delle industrie delle carni e dei salumi, dicono che l’anno scorso sono arrivate a 2 miliardi di euro (+8,7% rispetto al 2022).
In particolare, sono cresciute le spedizioni dei salumi verso l’Ue, soprattutto verso Francia e Germania, mentre risultano in calo verso Stati Uniti, Regno Unito e Canada. Cina e Giappone, invece, hanno chiuso – la prima del tutto e il secondo in parte – alle importazioni di salumi dall’Italia proprio a causa della peste suina.
COMMENTI TRA PREOCCUPAZIONE E INSOFFERENZA
Chi di questa industria vive oltre a essere preoccupato è anche molto critico. Cia-Agricoltori Italiani per esempio ha commentato: “Con oltre 2 milioni di cinghiali liberi sul territorio nazionale e operazioni di contenimento a rilento, non ci può essere freno a questa peste”. Ma come ha scritto il rapporto EuVet, “ridurre a zero la popolazione dei cinghiali sembra un obiettivo difficile da raggiungere”, che tuttavia anche in questo caso richiederebbe una strategia coordinata.
“La situazione è molto preoccupante, come associazione chiediamo un cambio di passo – ha detto al Foglio Davide Calderone, direttore generale di Assica -. La struttura commissariale ha senso se ci sono un coordinamento e una strategia nazionale, con interventi urgenti e finanziamenti adeguati”.