Stop al divieto di esporre animali interi o in quarti nelle vetrine delle macellerie. Il Tar ha sospeso l’efficacia dell’ordinanza emanata sei giorni fa dal Comune per la Pasqua, quando è tradizione tenere in bella vista nei banconi – anche fronte strada – agnelli e capretti, prodotti tipici delle festività pasquali. Il presidente della quinta sezione del tribunale amministrativo, Santino Scudeller, ha accolto l’istanza cautelare presentata dall’avvocato Antonio Messina che rappresenta l’associazione Aicast, la quale raggruppa anche la categoria dei macellai.
Stop all’ordinanza almeno fino alla discussione in camera di consiglio fissata dal giudice il 24 aprile, quando si tratterà la questione in udienza. Quindi, la Pasqua per i macellai è salva. “Il divieto di esporre carne macellata – si legge nel ricorso dell’Aicast – incide sulla vendita che ha già subito nel tempo una grave crisi”. E quindi avrebbe arrecato “un danno grave e irreparabile” ai negozianti. È stato depositato ieri il decreto del Tar, a cui si erano rivolti subito i macellai dopo la pubblicazione dell’ordinanza avvenuta venerdì 23 marzo. Uno schiaffo per le associazioni animaliste che avevano apprezzato il provvedimento del Comune firmato dall’assessore Roberta Gaeta, d’intesa con il Garante dei diritti degli animali Stella Cervasio.
«Un’ordinanza assurda», dichiara Enzo Messina, presidente Federmacellai dell’Aicast: « I clienti ci chiedevano come mai il Comune avesse vietato di esporre la carne, credevano ci fossero problemi su capretti e agnelli » . Erano previste sanzioni di 500 euro per i trasgressori: ci sono già i primi negozianti multati: « Stiamo raccogliendo i verbali per fare opposizione, dopo il decreto del Tar » , dicono dall’Aicast. « Da oggi i macellai possono continuare a esporre le carni – dichiara l’avvocato Messina – sempre nel rispetto delle normative igienico sanitarie. Sono insussistenti i presupposti dell’ordinanza, in quanto le norme a cui il Comune fa riferimento parlano di situazioni di emergenza sanitaria o di pericolo per l’incolumità pubblica. Non è provato che l’esposizione nelle vetrine di carni macellati possa avere conseguenze dannose per i cittadini, tant’è che la stessa amministrazione fa un discorso di sensibilità e decoro estraneo alla normativa » .
“Manca l’indicazione di quale sia il motivo irreparabile e imminente per la salute dei cittadini”, si legge nel ricorso, tale da giustificare lo strumento dell’ordinanza.
Repubblica – 29 marzo 2018