Non c’è solo il caso dei corsi dell’università romena a Enna a incrinare l’intangibilità del numero chiuso a Medicina. Ieri è arrivata anche la notizia di una pioggia di sentenze del Tar che stanno definitivamente dando ragione a quasi 9mila studenti che nel 2014 hanno fatto ricorso contro l’esclusione decisa dai test di ammissione dell’aprile di due anni fa e che ora, dopo l’iscrizione in sovrannumero, saranno riconosciuti come iscritti a tutti gli effetti.
A segnalare le nuove decisioni del Tar sono gli studenti stessi che avvertono come il tribunale amministrativo stia sciogliendo le riserve di migliaia di studenti che ora possono diventare a tutti gli effetti studenti iscritti regolarmente al corso di studi di Medicina. «Sono sentenze storiche – afferma Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari – che segnano un passo avanti decisivo nella battaglia contro questo sistema di accesso, il quale preclude ogni anno a migliaia di studenti la possibilità di frequentare il corso di studi che avevano immaginato per il proprio futuro. «Queste sentenze, che confermano l’iscrizione di quasi 9mila studenti ammessi in sovrannumero dopo il ricorso del 2014, rappresentano – prosegue Dionisio – la migliore risposta a chi vorrebbe una riduzione dei posti messi a bando per il prossimo anno accademico: è ormai evidente che il numero chiuso non funzioni». Per l’Udu Il governo deve assolutamente prendere atto di questo sgretolamento del numero chiuso – anche quest’anno pendono i ricorsi al Tar di circa mille esclusi che si appellano a un errore tecnico sulle schede anagrafiche – e «recepire quello che è l’indirizzo che come studenti stiamo indicando da anni, e che oggi trova il definitivo supporto della giustizia amministrativa».
Anche i 50 aspiranti medici italiani che si sono iscritti alla Facoltà di Medicina “rumena” di Enna possono dormire sonni più tranquilli, almeno per ora. Dal giudice civile del tribunale di Caltanissetta è infatti arrivato il disco verde ai corsi di Medicina attivati nella città siciliana dall’università rumena Dunarea de Jos. Respinte, quindi le tesi del Miur che aveva dato mandato all’Avvocatura di Stato di avviare il procedimento per bloccare i corsi, sostenendo che l’università rumena aveva aperto una facoltà in territorio italiano senza alcuna autorizzazione del Miur. Il caso esplose lo scorso settembre. Scatenando un’ondata di polemiche anche da parte dei sindacati medici, come l’Anaao, che paventava il rischio di una «privatizzazione da far west», che di fatto avrebbe aperto una nuova possibilità di aggirare le normative su test di ingresso e numero chiuso. Bypassando così sia la programmazione italiana (con tutti i suoi limiti) sia quella europea, osservava Fnomceo.
Dal Sole sanità – 4 febbraio 2016