Il sottosegretario alla Salute ha evidenziato anche come ci sia un “problema di dimensionamento e di suddivisione del fondo sanitario nazionale”. E poi critica il Dm 70 del 2015 che ha portato alla chiusura dei piccoli ospedali ma a cui “non è corrisposto ilpotenziamento del territorio”.
Riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001, definanziamento della sanità e debolezza dell’assistenza territoriale. Sono questi per il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato (FdI) i “tre elementi negativi” che hanno portato il nostro Ssn a subire la pandemia da Covid per l’inadeguatezza del territorio.
In un evento a Roma l’esponente del Governo ha bocciato in primis il regionalismo in sanità. “la Riforma del Titolo V della Costituzione è il primo male della nostra sanità. Lo abbiamo visto in pandemia dove ogni Regione faceva Repubblica a parte generando un tasso di confusione e disaffezionamento del popolo italiano nelle Istituzioni. E peggio ancora alla nascita di tutti quei sentimenti negazionisti” perché vedevano scelte diverse tra regione e regione.
Il secondo ‘male’ per Gemmato sono poi gli scarsi investimenti in sanità: “Esiste un problema di dimensionamento e di suddivisione del fondo sanitario nazionale. È evidente che alcune regioni vengono penalizzate creando una sperequazione tra Nord e Sud che è una cosa che grida vendetta”.
L’altra grande criticità per il sottosegretario è poi l’assistenza territoriale: “Il Dm 70 del 2015 (standard ospedalieri ndr.) che ha portato alla razionalizzazione/chiusura dei piccoli ospedali ma a cui non è corrisposto il potenziamento dell’assistenza territoriale”.
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