Più di venti milioni per lo sviluppo, quasi cinque per i contenuti. E’ l’incredibile spesa web dell’Istituto di assicurazione per gli infortuni sul lavoro. E così la digitalizzazione diventa un’altra mangiatoia
Venticinque milioni di euro per il sito internet dell’Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, ente di diritto pubblico, sotto la vigilanza del Ministero del Lavoro.
Una cifra stratosferica prevista dall’appalto triennale per “i servizi di gestione e sviluppo software e la gestione delle attività redazionali del sito istituzionale”. La sacrosanta trasparenza tra pubblica amministrazione e cittadini diventa così alibi e occasione di sperpero di denaro pubblico.
Le autostrade immateriali della Rete diventa insomma una nuova Salerno-Reggio Calabria, dove i “siti istituzionali” rappresentano l’ultima frontiera dello spreco. A indire l’appalto è stata la Consip S.p.A., società che fa capo al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), che ne è l’azionista unico e che dovrebbe occuparsi, tra l’altro, proprio della razionalizzazione degli acquisti nella pubblica amministrazione. A leggere il comunicato stampa, apparso (quasi fosse un contrappasso) sul sito dell’ Inail, c’è da rimanere ancor più stupiti.: «Il risparmio per l’Istituto ammonta a circa 4 milioni di euro, grazie all’introduzione di meccanismi innovativi per la gestione della fornitura […] Si tratta della prima iniziativa significativa lanciata nell’ambito della convenzione firmata lo scorso 13 luglio che disciplina il supporto della Consip per l’acquisto di beni e servizi dell’istituto e s’inserisce compiutamente nell’ambito delle più moderne ed efficienti strategie di razionalizzazione e contenimento della spesa, di cui ai recenti provvedimenti di spending review».
In sostanza, uno spreco pazzesco (25 milioni per un sito è una spesa completamente senza senso) viene fatto passare per un risparmio e i contribuenti italiani dovrebbero pure ringraziare.
Il bando di gara prevede due lotti. Il primo per un importo globale di 20.113.00 euro per i servizi di sviluppo del software e gestione dei siti web con durata massima di quarantotto mesi dalla data di inizio attività, i cui ultimi dodici mesi ai soli fini di manutenzione correttiva di garanzia.
Più ‘modesto’ il secondo dal contro valore di 4.666.200 euro e riguarda i servizi di “publishing redazionale” per trentasei mesi. Quasi cinque milioni di euro, dunque, per pagare un soggetto esterno che inserisca i contenuti nel sito.
E pensare che, in virtù di una legge vecchia di quasi cinquant’anni (T.U. n.1124 del 30 giugno del 1965), l’Inail ha risarcito con 1.900 euro la morte di un giovane operaio Nicola Cavicchi di San Martino, in provincia di Ferrara. Morto sul lavoro, Cavicchi è rimasto sotto le macerie della Ceramica Sant’Agostino mentre sostituiva un collega, la notte della prima scossa del terremoto dell’Emilia, lo scorso 20 maggio. Cavicchi non era sposato e non aveva figli e il valore della sua vita è stato fissato a 1.900 euro, a titolo, tra l’altro, di rimborso una tantum per le “spese funerarie”.
O ancora, il caso di Matteo Armellini, l’operaio di soli 31 anni, morto sul lavoro il 5 marzo del 2012, schiacciato dal crollo del palco per il concerto di Laura Pausini. Anche in quel caso, i genitori di Armellini hanno ricevuto 1.936, 80 per le spese sostenute a causa della morte del figlio.
L’Espresso – 10 ottobre 2012