Il sistema di tracciabilità dei rifiuti, pensato per combattere le ecomafie, non è mai partito. Lanciato dall’ex ministro Prestigiacomo, il progetto è affidato alla Selex società di Finmeccanica. Il governo ha dato l’ok per evitare conteziosi
Doveva servire a t racciare il percorso dei rifiuti, lo strumento perfetto contro le ecomafie. Si è rivelato un fallimento di stato che ora torna sulla scena per evitare contenziosi ed evenutali penali: il contratto in essere al momento non si può sciogliere. Il Sistri, sistema di tracciabilità dei rifiuti,diventato un incubo per migliaia di aziende, è pronto a partire dal primo ottobre, ma per un numero ridotto di operatori del settore. La Selex, società del gruppo Finmeccanica, ha il compito di avviare il sistema.
Insomma un nuovo tentativo, dopo quello iniziale, con tanto di lancio in pompa magna dell’allora ministra Stefania Prestigiacomo. Alle criticità allora emerse ed evidenziate, la ministra fece spallucce e assicurava: “ Sarà una rivoluzione contro le ecomafie”. Dopo diverse proroghe doveva partire il primo giugno 2011, da allora un fallimento dietro l’altro con una inchiesta giudiziaria che ha decapitato i vertici della Selex e messo in luce le ombre nell’affidamento senza gara del sistema sul quale fu apposto il segreto di stato.
Il nuovo responsabile del ministero dell’Ambiente, il piddino Andrea Orlando, inizialmente ha commissionato a un team di esperti, guidati dal professore Edo Ronchi, una relazione sul Sistri, il cui contenuto chiedeva il superamento del sistema, eppure il ministro è andato avanti. Si parte il primo ottobre per un numero ridotto di gestori di rifiuti pericolosi, 15 mila in tutto. La spiegazione di questa scelta è semplice. “L’intenzione è di cancellare questo sistema inutile, ma non si può. La ragione vera – spiega un operatore del settore – è che il contratto con Selex non si può sciogliere e per evitare penali e contenziosi si tenta questa ultima strada”. Una spiegazione che il ministero dell’Ambiente conferma. Sia l’avvocatura di Stato che l’agenzia digitale hanno chiarito, infatti, che non è possibile superare il contratto in essere che, invece, mantiene la sua validità. L’accordo, quindi, con Selex è di partire con una piccola porzione di operatori e poi rimodulare il sistema di tracciabilità secondo i presupposti dalla relazione Ronchi.
Il ministro dell’Ambiente è stato interessato anche da una interrogazione parlamentare di suoi colleghi di partito che ne criticano l’operato, ma Andrea Orlando ha spiegato che la partenza questa volta avrà un filtro di garanzia: “Fino a oggi – spiega il ministro – non era previsto il collaudo del sistema che sarà fatto prima di ottobre da una commissione di esperti in via di individuazione con criteri di trasparenza. Un eventuale esito negativo sancirà uno stop al Sistri, in caso contrario la partenza sarà solo per una platea ristretta di operatori”. Successivamente, la platea sarà estesa solo dopo le semplificazioni richieste dalle imprese, che sono le uniche ad aver pagato il prezzo più alto. Fino ad ora hanno, infatti, versato oltre 150 milioni di euro in iscrizione, costi di formazione, sim per invio dati, manutenzione mezzi senza ricevere alcun servizio. Loro e il paese aspettano ancora la rivoluzione contro le ecomafie, da tre anni solo fallimenti mentre la Selex, destinataria senza gara dell’appalto, resta ancora in sella.
Il Fatto quotidiano – 15 settembre 2013