Il quadro emerge dal Piano nazionale curato dall’Agenas: nelle redditizie protesi ad anca, ginocchio e spalla il privato si mangia il grosso della torta superando i livelli precedenti all’era Covid: +22% per l’anca, +21% per il ginocchio, mentre sulle protesi alla spalla si è passati dal + 57 al +74%
Gli ospedali d’Italia stanno lavorando a maggior ritmo, tanto che lo scorso anno ci sono stati 328mila ricoveri in più, ma siamo ancora il10% al di sotto dell’attività svolta nel 2019, prima della pandemia. Segno che le liste di attesa allungatesi all’infinito frenano la piena ripresa delle attività, ma indice anche di una certa inappropriatezza dei ricoveri, soprattutto quelli programmati, quindi non urgenti, ai quali si è fatto forse un po’ troppo ricorso in passato. Riguardo le performance poi migliorano quelle per il trattamento degli infarti e per la riduzione delle fratture al femore, ma l’eccessiva frammentazione dei reparti e delle sale operatorie fa si che per molte tipologie di interventi, anche di rimozione di tumori, la casistica sia così bassa da non superare le soglie di sicurezza. Perché dove si trattano meno pazienti si commettono anche più errori.
E nel confronto tra pubblico e privato è curioso constatare che mentre per tipologie di interventi e ricoveri anche importanti si fa fatica a recuperare i volumi pre-pandemici, nelle redditizie protesi ad anca, ginocchio e spalla il privato si mangia il grosso della torta superando i livelli precedenti all’era Covid: +22% per l’anca, +21% per il ginocchio, mentre sulle protesi alla spalla il peso del privato dal 2018 è salito dal 57 al 74%.
Ma vediamo per le principali aree di intervento performance e classifica degli ospedali migliori.
Area Cardiovascolare
Sull’infarto al miocardio per quanto riguarda la mortalità a 30 giorni dall’ammissione in ospedale, si è registrata nel 2022 una percentuale pari a 7,7%, poco al di sopra dell’atteso (7,0%), ma in diminuzione rispetto al 2020 (8,4%).
In merito alla tempestività di accesso all’angioplastica coronarica (PTCA) in pazienti affetti da infarto miocardico acuto con sopraslivvelamento del tratto ST (STEMI), la proporzione effettuata entro 90’ è rimasta complessivamente costante nel triennio, passando da un valore mediano del 56% nel 2020 al 57% nel 2022.
Considerando le strutture con almeno 100 ricoveri per infarto STEMI, 65 su 152 presentano proporzioni di PTCA entro 90’ superiori alla soglia di sicurezza del DM 70/2015 (60%).
Riguardo il by-pass coronarico è ulteriormente diminuito il numero di strutture sopra la soglia minima di sicurezza pari a 200 interventi l’anno, che dal 33% sono passate al 24%. Come dire che in 3 strutture su 4 si fanno così pochi interventi da mettere in pericolo i pazienti. Nonostante questo, la mortalità è sotto la soglia del 4% indicata dal DM 70 del 2015.
Detto questo ospedali e cliniche sono stati valutati per 6 indicatori dell’area cardiovascolare: Infarto Miocardico Acuto: mortalità a 30 giorni; STEMI: proporzione di trattati con PTCA entro 90 minuti dall’accesso nella struttura di ricovero/service; Scompenso cardiaco congestizio: mortalità a 30 giorni; Bypass aorto-coronarico isolato: mortalità a 30 giorni; Valvuloplastica o sostituzione di valvole cardiache: mortalità a 30 giorni; Riparazione di aneurisma NON rotto dell’aorta addominale: mortalità a 30 giorni.
Alla fine l’unico ospedale con livello di qualità molto alto è risultato il Careggi di Firenze.
17 strutture raggiungono un livello di qualità alto: Ospedale Mauriziano Umberto I (Torino), Humanitas Gavazzeni (Bergamo), Fondazione Poliambulanza (Brescia), Centro Cardiologico Fondazione Monzino (Milano), IRCCS S. Raffaele (Milano), Ist. Clinico Humanitas (Rozzano), Ospedale di Treviso, Ospedale di Mestre, Ospedale di Vicenza, Presidio Ospedaliero Cattinara e Maggiore (Trieste), Presidio Ospedaliero SMM (Udine), IRCCS Policlinico S. Orsola (Bologna), Stabilimento Umberto I – G. M. Lancisi (Ancona), Policlinico Universitario A. Gemelli (Roma), Az. Osp. Univ. Policlinico Tor Vergata (Roma), P.O. Clinicizzato SS. Annunziata (Chieti), AO OR S. Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona (Salerno).
Area muscolo scheletrica
Per quanto riguarda la frattura del collo del femore, la concentrazione della casistica risulta lievemente migliorata rispetto al biennio precedente, con 418 strutture (61%) che hanno raggiunto la soglia dei 75 interventi/annui indicata dal DM 70/2015, coprendo il 96% dell’attività chirurgica complessiva. Permangono 173 strutture (25%) con volumi di attività particolarmente esigui.
La proporzione mediana di pazienti di età ?65 anni operati tempestivamente è leggermente aumentata rispetto all’anno precedente: 53% rispetto al 48% nel 2021. Gran parte delle strutture italiane, tuttavia, fa registrare proporzioni al di sotto della soglia minima indicata dal DM 70/2015 (60%).
L’area osteomuscolare è stata valuta sulla base di tre indicatori: Frattura del collo del femore: intervento chirurgico entro 48 ore dall’accesso nella struttura di ricovero nei pazienti di età ?65 anni; Intervento di protesi di anca: riammissioni a 30 giorni; Intervento di protesi di ginocchio: riammissioni a 30 giorni.
Alla fine un livello di qualità molto alto lo raggiungono 28 strutture: Ospedale Maggiore Chieri, Presidio Sanitario Gradenigo (Torino), Policlinico San Marco Osio Sotto, Policlinico San Pietro (Ponte San Pietro), Ospedale di Suzzara, Osp. San Pellegrino (Castiglione delle Stiviere), Ospedale M. O. Antonio Locatelli (Piario), Ist. Clin. Humanitas (Rozzano), Irccs Policlinico San Donato (San Donato Milanese), Ospedale Aziendale di Bressanone, Presidio Ospedaliero S. Chiara (Trento), Ospedale di Rovereto, Casa Di Cura Pederzoli (Peschiera del Garda), Ospedale di Feltre, Ospedale di Conegliano, Ospedale di Portogruaro, Ospedale di Cittadella, Ospedale Nuovo Valdarno (Montevarchi), Stabilimento di Fabriano, Ospedale CTO. A. Alesini (Roma), Casa di Cura S. Anna (Pomezia), Azienda Osp. S. Giovanni-Addolorata (Roma), Policl. Univ. Campus Bio Medico (Roma), Ospedale Regionale F. Miulli (Acquaviva delle Fonti), P.O. Trigona (Noto), Ist.Ort. Villa Salus I. Galatioto Srl (Melilli), Casa di Cura Igea Snc (Partinico), Casa di Cura Noto Pasqualino Srl (Palermo).
Chirurgia oncologica
Per quanto riguarda il tumore maligno alla mammella il numero di unità operative con volume di attività uguale o superiore alla soglia di sicurezza di 150 interventi l’anno è risultato pari a 156; il valore corrispondente di casistica è stato del 77% sul totale degli interventi effettuati a livello nazionale, in aumento rispetto al 74% del 2021 e al 67% del 2020.
Il tumore maligno del pancreas è invece l’unico tra quelli ad elevato impatto a non aver subito nel periodo della pandemia una significativa contrazione dei volumi. In fase pandemica, il numero degli interventi è rimasto pressoché invariato rispetto al trend (-0,6% nel 2020 e -2,2% nel 2021), mentre nel 2022 si è registrato un aumento rispetto al valore atteso (+2,7%). A dispetto dell’elevata complessità dell’intervento, si segnala però un numero non trascurabile di strutture (163, pari al 16% della casistica complessiva) al di sotto dei 10 interventi l’anno, considerata soglia minima di sicurezza.
Per una valutazione complessiva delle strutture sulla chirurgia oncologica sono stati considerati tre indicatori: proporzione di nuovi interventi di resezione entro 120 giorni da un intervento chirurgico conservativo per tumore maligno della mammella; Intervento chirurgico per tumore al polmone: mortalità a 30 giorni; Intervento chirurgico per tumore al colon: mortalità a 30 giorni.
Alla luce di tutto ciò 4 strutture sono risultate di livello molto alto: Ospedale di Mestre, Azienda Ospedale Università di Padova, Stabilimento Umberto I – G. M. Lancisi (Ancona), Policlinico Universitario A. Gemelli (Roma).
Le 28 strutture con livello di qualità alta sono: Az. Ospedaliera S. Croce e Carle (Cuneo), Humanitas Gavazzeni (Bergamo), Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi (Varese), Pres. Ospedaliero Spedali Civili (Brescia), Ospedale S. Gerardo (Monza), Ospedale Ca’ Granda-Niguarda (Milano), IRCCS S. Raffaele (Milano), Istituto Europeo di Oncologia (Milano), Ist. Clin. Humanitas (Rozzano), Casa di Cura Pederzoli (Peschiera del Garda), Ospedale di Treviso, Presidio Ospedaliero SMM (Udine), Ospedale Morgagni-Pierantoni (Forlì), Azienda Ospedaliero-Universitaria (Parma), Azienda Ospedaliero-Universitaria (Modena), IRCCS Policlinico S. Orsola (Bologna), Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, Az. Ospedaliero – Universitaria Careggi (Firenze), Az. Osp. San Camillo-Forlanini (Roma), Policlinico Umberto I(Roma), P.O. Spirito Santo (Pescara), A.O.U. Federico II di Napoli, Ospedale Lecce V. Fazzi, Istituto Tumori Giovanni Paolo II (Bari), Consorziale Policlinico Bari, Ospedali Riuniti di Foggia, Nuovo Ospedale Garibaldi – Nesima (Catania).
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