I test rapidi? Acqua “fresca”. Alessandro Bisato, sindaco di Noventa Padovana, non vuole cadere in facile retorica, ma quanto avvenuto nella casa di riposo del suo Comune non può che far riflettere. Qualche giorno fa ospiti e personale della struttura sono stati sottoposti a test rapido. Risultato: 1 positivo. Il giorno dopo, appurata appunto la positività, tutti i residenti e i lavoratori sono stati monitorati con il tampone molecolare. Risultato: 25 positivi. Almeno 24 soggetti infetti, dunque, erano sfuggiti allo screening rapido. La situazione attuale, a virus ormai entrato, parla di 42 ospiti e 10 lavoratori positivi. Da inizio settimana si sono inoltre registrati 3 decessi.
“A questo punto, se questi sono i risultati, il monitoraggio con test rapido è solo acqua fresca” denuncia Bisato, che è anche presidente della Conferenza dei sindaci dell’Usl 6. “Ce lo ha detto a più riprese il microbiologo Andrea Crisanti e già molti altri scienziati hanno ribadito la fallacia di questo test, e il caso di Noventa non può che indurre a importanti riflessioni”.
Il sindaco apre infatti la valutazione: “Se il test rapido, con tutta evidenza, dà risultati così sballati, non è che in giro ci sono ben più positivi di quel che pensiamo?”. Una considerazione, questa, che chiaramente fa traballare il modello veneto dei tamponi: “Il Veneto resta giallo, dice il presidente Luca Zaia, perché conta l’incidenza sul numero di tamponi effettuati, più che il numero di positivi rilevati. Ebbene, se però l’attendibilità dei test rapidi è così scarsa, forse anche la reale situazione della regione è ben diversa da come ci viene dipinta dal colore giallo”.
Insomma, per il sindaco del Pd, “viene messa fortemente in dubbio la fiducia nel test rapido, il “non plus ultra” della Regione Veneto”. Vuole sottolineare Bisato: “Qui non si sta discutendo sull’operato della casa di riposo, sia chiaro, che anzi ha messo in atto un protocollo serio e virtuoso, bensì su un sistema che ha una grossissima falla”.
Che non sia un questione di colore politico lo conferma anche Denis Cacciatori, presidente della casa di riposo vicino alla Lega: “Il positivo che ci dava la campagna di test rapidi su sessanta persone si è trasformato, il giorno dopo, in ben 25 casi rilevati grazie al tampone molecolare. Il test rapido è imposto dai protocolli” spiega il presidente “che noi seguiamo alla lettera. Dirò di più, la normativa prevede che anche ora, a contagio scoperto, si debba continuare il monitoraggio con i test rapidi. Visto il precedente, abbiamo deciso di utilizzare solo ed esclusivamente tamponi molecolari, così siamo più tranquilli”. Anche perché intercettare prima il virus, dunque un contagiato, in una struttura fragile come una casa di riposo, può voler dire salvare molte vite: “Intervenire anche con un solo giorno di anticipo in una “cristalleria” di questo tipo è un vantaggio che non si può e non si deve perdere. Ci rendiamo conto che passare totalmente ai tamponi molecolari in tutte le case di riposo sarebbe insostenibile per la macchina sanitaria, ma è altrettanto doveroso fare delle riflessioni alla luce di queste situazioni”. Intanto la dirigenza sta affrontando col massimo sforzo questa fase: è stato assunto nuovo personale, sia tra gli oss (visti i 10 contagi) ma anche al centralino, per garantire costante contatto con le famiglie degli ospiti.
Il Mattino di Padova