Un lupo solitario è arrivato in pianura. La sua presenza è documentata nel Parco del Ticino, tra Boffalora e Magenta dalla scorsa primavera, quando un pastore ha trovato i resti del pasto del grande carnivoro (un agnellino). Con una foto-trappola lo ha immortalato e ha poi informato la direzione del Parco che s’è mobilitata per studiarlo. «Dal Medioevo non c’è più stato un lupo in pianura — spiega il direttore Claudio Peja — . Per noi è una grande notizia. Siamo una riserva Unesco. In questi anni erano arrivati il Picchio nero da Nord e l’istrice da Sud». Ma il ritorno del lupo, indicatore straordinario di biodiversità, «conferma l’importanza di quest’area come corridoio ecologico dalle Alpi al Po».
Da quattro mesi il parco, che si snoda lungo i 110 chilometri del fiume Ticino, è monitorato sia sul versante lombardo (93 mila ettari di estensione) sia su quello piemontese. A tracciare l’identikit del lupo — le immagini delle fototrappole dicono che potrebbe trattarsi di un giovane esemplare femmina di lupo italiano — è stato chiamato Alberto Meriggi, professore associato di Zoologia all’università di Pavia, tra le massime autorità in materia di grandi carnivori. Meriggi non esclude che l’esemplare possa essere arrivato in Lombardia dall’Appennino ligure. «Sappiamo che è ancora nel parco, che s’è nutrito con cinghiali e ungulati, presenti in modo massiccio nei boschi — spiega —. Stiamo esaminando i campioni di escrementi e attraverso il Dna potremo sapere di più sulla provenienza, Alpi o Appennini. Non escludo che gli esemplari possano essere due».
Il branco più vicino a questo areale conosciuto «si trova al confine tra la provincia di Como e il Canton Ticino», aggiunge Mauro Belardi, biologo esperto in sostenibilità ambientale. L’ingresso del lupo nella riserva è segno di un salto di qualità dell’ambiente.
L’ultimo «Piano Lupi» nazionale stima in 150 esemplari la popolazione presente sulle Alpi e in 1.580 quelli sulla dorsale appenninica. E Rosario Fico, responsabile del Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria, conclude: «Il lupo sta tornando in quelli che erano i suoi spazi prima che l’uomo cercasse di modificare l’habitat a vantaggio del bestiame domestico. È una specie adattabile, che ha resistito a mille anni e più di persecuzione diretta».
Paola D’Amico – IL Corriere del Veneto – 7 luglio 2017