Con la delibera 2239 del 23 dicembre, pubblicata sul Bur n. 5 del 10 gennaio, la Giunta regionale ha disposto le prime direttive in ordine alle modalità di trasferimento delle risorse afferenti al perimetro sanitario ad Azienda Zero, per consentire l’avvio della gestione finanziaria a decorrere dall’esercizio 2017 nel nuovo contesto normativo introdotto con Legge Regionale 25 ottobre 2016 n. 19. Nella stessa Dgr viene definita l’assegnazione provvisoria delle risorse del Fondo sanitario regionale alle singole Usl ai fini dell’erogazione dei Lea per l’anno 2017. Il consigliere regionale dem Claudio Sinigaglia ha preso la calcolatrice e, a suo dire, i conti non tornano. Di un bel po’ di milioni. «Il riparto del Fondo sanitario penalizza sei Usl su nove, che nel 2017 avranno meno risorse che nel 2016. La decisione di Zaia e Coletto è devastante: è questo l’esito della riforma?». L’analisi realizzata dal responsabile Sanità e Sociale del Pd parte dal budget provvisorio di quest’anno.
Che è identico a quello del 2016 proprio perché si tratta di una ripartizione temporanea, basata su stime: 8 miliardi 670 milioni. Da questi, però, la delibera approvata nell’antivigilia di Natale dalla giunta Zaia vengono stornati 369 milioni per la gestione accentrata, 283 milioni per trasferimenti ad altri enti del sistema sanitario, «trasferimenti di spesa da parte di terzi» per altri 67 milioni, 63 milioni per le spese di funzionamento dell’Azienda Zero. Risultato: alle nove Usl nate dopo la riforma non resta che spartirsi 7 miliardi 801 milioni. «Decisamente meno di quanto stanziato nel 2016 – prosegue Sinigaglia – e attenzione, perché è con questi soldi che si erogano i servizi ai cittadini».
Ma la polemica non si ferma qui. Secondo il consigliere dem (ma la circostanza non è smentita dalla Regione), a questo punto i fondi vengono suddivisi in base ad una quota capitaria decisa dalla giunta, non dalla competente commissione Sanità del consiglio regionale, per un ammontare diverso da quello che sarebbe risultato se si fosse fatta la semplice media aritmetica tra le quote capitarie delle Usl che esistevano prima.
Chi perde
Più chiaramente: alla nuova Usl Euganea viene assegnata per il 2017 una quota capitaria di 1.506 euro ma la media delle quote 2016 dell’Usl di Padova, dell’Alta Padovana e di Monselice sarebbe stata di 1.527 euro. «La perdita secca, dunque, è di 21 euro per ogni padovano – chiosa Sinigaglia – che moltiplicato per gli abitanti dell’intera provincia fa meno 19 milioni. E la perdita non si registra solo a Padova ma anche a Treviso, che si vede ridotto il budget di 14 milioni, nel Veneto Orientale, per 22 milioni, nell’Usl Pedemontana, che ha 6 milioni in meno, in quella Berica, giù di 4 milioni e nell’Usl Scaligera che accusa la perdita più pesante con 25 milioni».
Chi guadagna
Di fatto, dalla nuova ripartizione ci guadagnano solo l’Usl Dolomitica e quella del Polesine (rispettivamente più 7 e più 1 milione) e soprattutto quella di Venezia, che incassa un surplus di 21 milioni.
E pensare che Verona è l’Usl dell’assessore di reparto, Luca Coletto, che replica laconico: «Nella delibera è scritto con estrema chiarezza che si tratta di un riparto provvisorio in attesa dei nuovi criteri che sta elaborando l’Azienda Zero, tali da rendere il budget più aderente alle nuove realtà territoriali. Questo riparto non è altro che la mera somma dei riparti delle ex Usl che sono state incorporate nelle nuove aziende. Da rielaborare completamente».
Ma Sinigaglia contro replica: «Certo, peccato che nel 2016 il riparto definitivo sia stato approvato a novembre, quando ormai le Usl avevano già speso tutto il loro budget in base ai criteri “provvisori”».
Tratto dal Corriere del Veneto – 12 gennaio 2017