Da Roma, dal dipartimento affari regionali, sono arrivate le motivazioni scritte con cui il governo farà ricorso alla Corte costituzionale su tre articoli del nuovo Piano regionale socio-sanitario per accertarne la legittimità. Ora gli uffici giuridici della Regione valuteranno le ragioni che hanno indotto il Consiglio dei ministri a impugnare l’articolo 1, sulla nomina del direttore generale della sanità, e gli articoli 9 e lo sul parere vincolante attribuito alla quinta commissione consiliare per quanto concerne le schede per le dotazioni ospedaliere e territoriali. Va, peraltro, chiarita una cosa piuttosto rilevante. Il ricorso del governo non blocca il Prss del Veneto. Il Piano, approvato a Venezia dal Consiglio regionale il 29 giugno e pubblicato sul Bur il 6 luglio, è in vigore e resta legge nella stesura attuale, per cui deve essere applicato in tutte le disposizioni, comprese quelle impugnate.
Sono, dunque, già operanti le norme su una delle scadenze più ravvicinate, l’età anagrafica non superiore a 65 anni e i requisiti per i direttori generali da nominare il 31 dicembre, e anche su tutti gli altri aspetti. Continuano, però, a essere vigenti anche itre articoli contestati, che restano sub-judice per la verifica costituzionale, ma che comunque manterranno la loro efficacia fino al pronunciamento della Corte. L’articolo 136 della Costituzione stabilisce, infatti, che quando la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma stessa cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione.
Fino a che, dunque, non ci sarà una decisione, le norme della legge regionale 23, quella che contiene le disposizioni del Prss, dovranno essere osservate in toto. Se poi i tre articoli su cui ora pende la spada di Damocle saranno confermati o riveduti e corretti, si saprà solo quando la Corte costituzionale emetterà il suo giudizio di legittimità. La Corte ha i suoi tempi. Di norma – come è accaduto per il ricorso della Regione sui ticket – si pronuncia dopo un anno dal ricorso.
In base a un’ipotesi realistica il responso, a meno di una clamorosa accelerazione, dovrebbe, perciò, arrivare non prima di agosto del 2013.
Il Giornale di Vicenza – 31 agosto 2012