DI ANTONIO FRASCHILLA LA REPUBBLICA
ROMA. — I ministri di Fratelli d’Italia si sono accorti che la legge sull’Autonomia differenziata non è proprio aria fritta. E sono saltati dalla sedia quando il governatore del Veneto Luca Zaia, appena pubblicato il testo in Gazzetta, ha chiesto di avere competenze. Anzi, funzioni precise che rientrano nelle nove materie che non sono limitate dalla fissazione dei Livelli essenziali delle prestazioni. Funzioni, quelle richieste subito da Zaia, che vanno dritte al cuore di deleghe oggi tenute in mano da ministri meloniani: in particolare Nello Musumeci, Adolfo Urso e Francesco Lollobrigida, che in queste ore stanno compulsando la premier Giorgia Meloni. L’obiettivo? Istituire un tavolo di «coordinamento sull’autonomia» a Palazzo Chigi con i governatori di centrodestra pronti a chiedere competenze: oltre a Zaia anche Attilio Fontana per la Lombardia e Roberto Cirio del Piemonte. Un tavolo per evitare quelle che Musumeci ha chiamato «fughe in avanti», perché prima occorre fissare i livelli Lep, e trovare i finanziamenti per le regioni che non li rispettano. Questo sì un congelamento quasi definitivo dell’Autonomia voluta dalla Lega, considerando l’investimento che lo Stato dovrebbe fare nel Mezzogiorno: il governo Draghi solo per il tempo pieno nelle scuole aveva stimato una spesa di quasi 2 miliardi di euro.
Ma in concreto, cosa chiede subito il governatore veneto che ha fatto andare su tutte le furie i ministri meloniani? Dietro alla letterina inviata a Palazzo Chigi per avviare la cessione delle nove materie non Lep (tra i quali giudici di pace, commercio estero, protezione civile, tributi, ordini professionali, rapporti Ue), Zaia ha già pronti dei voluminosi dossier curati con un pool di esperti costituzionalisti e il parere della consulta regionale. Partendo proprio dalla Protezione civile di Musumeci: il primo obiettivo di Zaia è quello di avere competenze sulla gestione emergenziale, con la possibilità di emettere lui stessoordinanze in materia senza passare dal via libera del ministro. Una competenze che potrebbe essere ceduta subito senza aggravio di costi: ma con la perdita di un ruolo politico di non poco contro per il ministro Musumeci.
Zaia nel mirino ha messo competenze anche del ministero del Made in Italy di Urso, dell’Agricoltura di Lollobrigida. A partire dalla promozione all’estero di aziende e prodotti veneti, il vino su tutti ma non solo. Il governatore chiede funzioni in materia di commercio estero e accordi con Paesi esteri, ad esempio per contrattare direttamente la partecipazione della Regione Veneto a fiere internazionali tematiche, sempre in raccordo con i ministeri competenti, ma con una certa autonomia di rapporti con gli enti esteri.
Restando in tema di commercio, un’altra funzione che chiede Zaia è quella di poter avviare accordi con Paesi transfrontalieri, nel caso del Veneto Slovenia e Austria, ad esempio, per commercializzare prodotti e definire i controlli.
Altra funzione chiave che il Veneto chiede è quella per una maggiore autonomia sulla gestione delle entrate, della spesa tributaria e della riscossione. Quest’ultimo un punto chiave: come previsto per le regioni a statuto autonomo, ad esempio la Sicilia, il Veneto potrebbe creare una sua società di riscossione e trattenere direttamente le risorse che già le spettano. Insomma, cose molto concrete, altro che semplice avvio di una discussione generale sulle nove materie. Per questo i ministri meloniani sono sulle barricate e la tensione tra FdI e Lega a Palazzo Chigi è molto alta. La premier per evitare strappi – oltre a quello con Musumeci c’è stato lo scontro di Zaia con Urso per lo “scippo” dal Veneto al Piemonte della fabbrica di microchip di una multinazionale di Singapore – pensa di creare questo tavolo di «concertazione sull’Autonomia». Ma è solo un pannicello caldo perché i governatori leghisti hanno fretta e non vogliono perdere altro tempo.