di Pasquale Tridico. Gentile direttore, in merito all’articolo pubblicato il 4 dicembre dal titolo “Noi pensionati senza pensione“, desidero precisare quanto segue, dopo però aver espresso sincero rincrescimento per i casi più gravi segnalati nell’articolo.
Al 30 settembre 2019 l’Inps ha liquidato 568.655 nuove pensioni di tutte le tipologie (nel corrispondente periodo 2018 erano 528.366).
In particolare, nei primi 9 mesi del 2019 le domande di pensione anticipata presentate dai lavoratori del settore privato sono il 32,6% in più rispetto a quelle del corrispondente periodo del 2018, mentre quelle dei lavoratori del settore pubblico sono aumentate del 135,7%. L’impegno profuso dall’Istituto nelle pratiche di pensione anticipata (fra cui quota 100) non ha rallentato la lavorazione delle altre prestazioni. Ad esempio, le pensioni liquidate a superstiti di pensionati o assicurati sono state 169.037, mentre erano state 167.779 nel corrispondente periodo del 2018.
L’articolo apparso, invece, riporta dati relativi ai tempi medi di liquidazione delle pensioni non confrontabili tra loro. Per trasparenza, segnalo che il tempo complessivo di definizione di una pensione si è attestato nei primi nove mesi del 2019 sui 42 giorni (47 giorni nel 2018).
Vanno inoltre considerate le diverse tipologie e gestioni previdenziali. Ad esempio, il processo lavorativo delle pensioni connesse a stati di invalidità/inabilità è complicato dalle attività connesse all’accertamento dei requisiti sanitari, con tempi che non sono facilmente controllabili dalle sedi dell’Istituto.
Altra tipologia particolare è quella delle pensioni liquidate ai dipendenti pubblici, per i quali si registrano tempi generalmente più lunghi. La minore tempestività dipende dalla qualità delle posizioni assicurative, soprattutto per quelle precedenti al 1996, e quindi dalla complessità delle attività finalizzate alla standardizzazione delle posizioni assicurative che l’Inps deve condurre in collaborazione con le Amministrazioni. L’Istituto, in ragione di tale complessità, ha dedicato a tale problema un ufficio specifico, incrementato dallo scorso luglio di circa 100 ulteriori unità di personale.
Stiamo lavorando per migliorare e siamo fiduciosi di poter fare ancora meglio, anche alla luce delle 3.504 nuove assunzioni dello scorso luglio e di un concorso per circa 2.000 unità che sarà bandito nelle prossime settimane.
Mi consenta, inoltre, di dire che non informa correttamente i lettori la mera pubblicazione di lettere di cittadini che addebitano ad Inps i tempi lunghi di pagamento dei Tfs dei dipendenti pubblici: l’Inps è vincolato all’applicazione di leggi che stabiliscono dei tempi prima dei quali non si può procedere al pagamento.
Infine, dissento rispetto alla critica dell’autrice dell’articolo riguardo al progetto “Inps PER tutti”. L’Inps sta cercando di orientarsi verso una policy di intercettazione proattiva dei bisogni dei cittadini e delle imprese. Continuano quindi campagne istituzionali rivolte a specifici pubblici, come “Inps verso le aziende” (con stazioni mobili e punti di consulenza a rotazione su tutto il territorio nazionale) e la campagna “Vivi il presente, guarda al futuro” (rivolta agli studenti ed incentrata sui temi della previdenza e del risparmio). Recentemente abbiamo avviato “Inps PER tutti”, col Patrocinio della Presidenza del Consiglio, del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, per raggiungere le persone in difficoltà ed offrire loro la possibilità di richiedere tutte le prestazioni cui abbiano diritto.
L’azione parte dalle fasce più deboli, ossia dalle persone in stato di povertà assoluta, senza tetto o senza fissa dimora, per poi proseguire verso gli abitanti di Comuni distanti da uffici Inps, utenti non consapevoli dei propri diritti, e così via. L’istituto di sicurezza sociale più grande d’Europa, che gestisce il Welfare degli Italiani, può e deve intercettare i bisogni, rendere esigibili i diritti, farsi parte attiva nel rapporto coi cittadini, e lo fa attraverso accordi coi grandi Comuni d’Italia, assistenti sociali dei Comuni e volontari di associazioni come Sant’Egidio, Caritas, Croce Rossa Italiana ecc. Partire dagli ultimi è un dovere etico prima che giuridico.
La replica di Valentina Conte
Il presidente ancora non spiega perché in moltissimi casi i tempi per l’erogazione della pensione si dilatano in modo inaccettabile. E fornisce l’ennesimo e inedito numero (42 giorni) sui tempi medi di liquidazione, in contrasto con quelli citati nell’articolo e ricavati dal sito dell’Istituto, dunque pubblici e ufficiali. Senza però aggiungere un dettaglio per tipologia di pensione.
Risulta così impossibile giudicare in quale settore l’Inps fatica di più tra assegni di vecchiaia, anticipata, reversibilità, invalidità ecc.
Impossibile poi valutare se le corsie preferenziali accordate a Quota 100 siano responsabili dei ritardi: anche qui non si danno numeri assoluti, solo percentuali.
Nessuna critica infine al progetto “Inps per tutti”. Solo un lecito dubbio che questa come altre analoghe iniziative possano sottrarre personale al complicato lavoro di tutti giorni, accrescendo le inefficienze lamentate dai lettori anziché risolverle.
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