In euro la cifra esatta è 1.560.024 milioni, cioè poco più di 1.560 miliardi: è l’ammontare del Pil, cioè dei beni e servizi prodotti in Italia nel 2013. Rispetto al 2012, dice l’Istat, è lo 0,4% in meno in termini nominali e l’1,9% in meno in termini di volume, adeguato all’aggiornamento dei prezzi. Il calo del Pil, che è sceso sotto i livelli registrati nel 2000, ha accentuato il peso del debito che lo scorso anno ha fatto registrare un rapporto record del 132,6% contro il 127% del 2012.
Nel diffondere i dati sui conti nazionali, l’Istat precisa anche che nel 2013, per il secondo anno consecutivo, l’indebitamento delle amministrazioni pubbliche italiane è stato pari al 3% del prodotto interno lordo, il livello massimo consentito per rispettare gli impegni assunti con Bruxelles. «Otto mesi di lavoro per conti in ordine e sostegno all’economia. Premessa per spread più bassi e rilancio della crescita», ha commentato su Twitter l’ex ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. L’anno scorso, l’allentamento delle tensioni finanziarie internazionali e il superamento dei timori di una rottura dell’euro, hanno determinato una diminuzione degli interessi passivi al 5,2% del Pil dal 5,5% del 2012.
Il saldo primario è rimasto positivo, rapportandosi al 2,2% del Pil, in calo dal 2,5% del 2012 e dal 2,4% indicato dal governo. Le entrate infine: il prelievo fiscale ha raggiunto i 683,423 miliardi, quasi 6 miliardi in meno dell’anno precedente, con conseguente calo della pressione fiscale al 43,8%, dal 44% del 2012.
L’Istat ha diffuso dunque il quadro di un anno: il 2013 si è chiuso in recessione, anche se ha segnato proprio nell’ultimo trimestre la prima ripresa del Pil, tornato seppure lievemente in territorio positivo. Si è comunque registrato un miglioramento dei conti pubblici, peraltro ancora zavorrati da un pesante debito.
Ieri intanto il ministero dell’Economia ha diffuso le cifre del fabbisogno di febbraio che ha raggiunto circa 12,8 miliardi di euro rispetto agli 11,845 miliardi del febbraio 2013. Il saldo dei primi due mesi dell’anno si attesterebbe così sui 13,3 miliardi contro i 14,675 miliardi del primo bimestre del 2013.
Tornando ai dati dell’Istat, nelle statistiche diffuse assieme ai conti dello Stato, emerge anche la forte contrazione dei consumi delle famiglie per alimentari e bevande non alcoliche, che hanno toccato nel 2013, in termini di volume, il livello più basso da quando sono iniziate le serie storiche dell’Istat (1990). L’anno scorso sono stati, infatti, spesi solo 114 miliardi e 297 milioni di euro, cioè 3,6 miliardi in meno rispetto al 2012. In complesso nel 2013 la spesa per consumi delle famiglie è diminuita del 2,6%, dopo il crollo del 4% già registrato nel 2012. La spesa per gli alimentari è caduta del 3,1%, quella per la sanità del 5,7% e quella per l’abbigliamento del 5,2%.
L’Istat ieri ha anche diffuso i dati sul lavoro e sulle retribuzioni nelle grandi imprese. Ebbene, nel corso del 2013 l’occupazione è scesa dell’1,3%, compresi i dipendenti in cassa integrazione, e dell’1,2% senza di questi.
In dicembre, rispetto allo stesso mese del 2012, la retribuzione lorda per dipendente (al netto della cassa integrazione) è salita dell’1,2%, mentre il costo del lavoro è aumentato dell’1,3% .
Stefania Tamburello – Corriere della Sera – 4 marzo 2014