Il valore del Pil è pari a 340.591 milioni di euro Per trovarne uno inferiore bisogna risalire ai 338.362 milioni del 2000. È deludente rispetto alle attese la performance dell’economia italiana, che torna a decrescere nel primo trimestre dell’anno; ma l’economia rallenta anche nel resto dell’Europa dove, con la sola vistosa eccezione della Germania, le speranze di un rafforzamento della ripresa sono andate deluse.
L’Istat ha infatti comunicato ieri che tra gennaio e marzo il prodotto interno lordo italiano è diminuito dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,5 per cento nei confronti del primo scorcio del 2013. Il dato lievemente negativo di questa prima parte dell’anno viene dopo il +0,1 per cento del quarto trimestre e il -0,1 per cento del terzo trimestre 2013.
Questo significa che il nostro paese, dopo nove trimestri consecutivi di dura recessione, da tre trimestri oscilla intorno alla crescita zero: un livello di attività produttiva che di certo non aiuta a riassorbire una disoccupazione attestata poco al di sotto del 13 per cento e che in valore assoluto è tornato vicino a quello di quattordici anni fa.
Il valore del Pil nel primo trimestre 2014 è infatti di 340.591 milioni di euro e, secondo le serie storiche dell’Istat, per trovare un dato inferiore, pari a 338.362 milioni, bisogna risalire al primo trimestre del 2000.
Quella fornita ieri dall’Istituto di statistica è solo un stima flash e dunque mancano i dettagli dell’attuale quadro congiunturale, ma l’Istat ha comunque spiegato che questo ritorno in territorio negativo del prodotto interno lordo è essenzialmente il risultato di un andamento negativo della produzione dell’industria e di una variazione nulla nel comparto dei servizi, a fronte di un incremento del valore aggiunto in agricoltura.
Le attese della vigilia da parte di molti analisti del settore erano per un incremento dello 0,2 per cento, sulla base di numerose survey qualitative che evidenziavano un atteggiamento moderatamente ottimista da parte di imprese e famiglie; così ieri in molti hanno parlato di sorpresa negativa. E chi ha accolto il dato come una vera e propria secchiata d’acqua gelata è stata la borsa di Milano, che ha chiuso a meno 3,6%, mentre lo spread tra btp e bund è tornato a quota 180 punti base.
Del resto, l’anno non può che profilarsi più difficile ora, visto che secondo i calcoli dell’Istat la variazione di prodotto acquisita per quest’anno, ovvero ciò che si verificherebbe se di qui a dicembre prossimo il Pil fosse pari a zero , è una decrescita dello 0,2 per cento. Questo significa che per centrare l’obiettivo che il governo si è dato per il 2014, ovvero un incremento del Pil dello 0,8 per cento, nei prossimi mesi l’economia italiana deve andare di passo davvero sostenuto.
Va detto, però, che l’intera economia dell’eurozona è cresciuta solo dello 0,2 per cento nel primo trimestre 2014, smentendo le aspettative della vigilia che erano per una crescita di Eurolandia intorno allo 0,4 per cento. Inoltre, mai come in questo momento i paesi europei sembrano marciare in ordine sparso: da un lato, infatti, c’è la Germania che ha raddoppiato il suo ritmo di crescita rispetto al quarto trimestre 2013 (anche grazie all’inverno mite che ha permesso al settore delle costruzioni di ripartire) e ha messo a segno un robusto +0,8 per cento trimestrale e c’è anche la Spagna , dove pure la ripresa sta accelerando, con un +0,4 per cento.
Dall’altro lato ci sono il secondo e il terzo paese dell’Eurozona, vale a dire la Francia e l’Italia, inchiodati rispettivamente a zero e a meno 0,1 per cento; per non parlare del -1,4 per cento trimestrale fatto registrare da un paese come l’Olanda o del ritorno in recessione della Finlandia, con il secondo meno 0,4 per cento consecutivo del prodotto lordo.
Il dato italiano diffuso ieri dall’Istat è però rimbalzato come un proiettile nella già surriscaldata discussione preelettorale. Così c’è chi come il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, parla di dati impietosi, perché «l’Istat brucia le attese di Matteo Renzi certificando la caduta del Pil nel primo trimestre. Altro che crescita superiore allo 0,8 per cento!» dichiara.
Tuona anche Grillo: «Mentre Renzi racconta balle l’economia affonda » ha scritto sul suo blog. Dall’altro il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio afferma che il dato sul Pil del primo trimestre tornato negativo, «non è affatto sorprendente». E aggiunge che «è il motivo per cui questo governo in carica da 75 giorni ha deciso di fare scelte radicali.
«Da noi le riforme strutturali non sono state fatte, se l’Italia fa tutto è in condizione per tornare a crescere», ha concluso il premier Renzi.
Il Sole 24 Ore – 16 maggio 2014