Il Sole 24 Ore, Marzio Bartoloni. Scalare la montagna delle liste d’attesa con le stesse forze – poche e stremate da tre anni di pandemia – che finora quelle odiose code non sono riuscite ad abbatterle costringendo milioni di italiani ad aspettare per curarsi. Ecco la missione impossibile a cui sono chiamati medici e infermieri dal nuovo piano per il taglio delle liste d’attesa previsto in manovra che stanzia 280 milioni l’anno fino al 2026 per convincere il personale a lavorare di più con la promessa di straordinari pagati meglio (100 euro lordi l’ora per i medici e 50 per gli infermieri). Un piano però che rischia di fare flop perché, da qualunque parte si voglia curare i sintomi della malattia che ha colpito il Servizio sanitario da diversi anni a questa parte, la causa è sempre quella: manca il personale.
Le stime più prudenti dicono che servono 20mila medici e almeno 70mila infermieri di cui la carenza è più grave. Il motivo è semplice ed è legato al “peccato originale” che anche questa manovra non affronta, come quelle degli ultimi 15 anni, è cioè il tappo alle assunzioni introdotto nell’era della spending review: si tratta di un tetto che inchioda la spesa sul personale a quella del 2004 togliendo poi l’1,4 per cento. Un freno che ha asciugato inesorabilmente le fila del personale e che negli ultimi anni è drammaticamente peggiorato di fronte alla fuga di tanti dalle corsie degli ospedali a causa di turni massacranti e stipendi troppo bassi: ogni anno si contano 2mila addii di medici tra licenziamenti e prepensionamenti. Molti scelgono di lavorare nel privato o all’estero, come ricorda l’Ocse secondo il quale in tre anni hanno lasciato l’Italia 15.109 infermieri e 21.397 medici. Ma a rendere ancora più preoccupante la situazione è la prevista uscita per pensionamenti di ben 40mila medici entro il 2025: in questi anni è infatti prevista la cosiddetta gobba pensionistica, il picco cioè di uscite per limiti d’età. La ciliegina sulla torta poi è la fuga dei giovani, dopo la laurea in Medicina, da molte specializzazioni mediche considerate poco attrattive (come chirurgia o medicina d’urgenza) tanto che al bando per 16mila posti che si chiude in questi giorni oltre un posto su tre resterà vuoto. Il rischio dunque è che i camici bianchi diventino introvabili, come già lo sono gli infermieri.
Del resto che il piano rischi di fallire a causa della carenza del personale lo dice il fatto che misure simili (come gli straordinari) sono state usate in passato quando la manovra del 2021 ha stanziato 500 milioni per le liste d’attesa e le regioni in due anni ne hanno spesi a fatica il 70 per cento. Il ministro della Salute Orazio Schillaci oltre ai fondi per gli straordinari di medici e infermieri in manovra ha strappato 2,4 miliardi per il rinnovo dei loro contratti: ma la previsione è che prima di metà 2025 gli aumenti in busta paga non si vedano. Mentre il tetto di spesa sul personale – a parte le assunzioni future per la Sanità territoriale – non viene toccato: «È un tetto abbastanza odioso e appena possibile cercheremo di superarlo», ha assicurato Schillaci.
«Che il piano sulle liste d’attesa fallisca non è un rischio, ma una certezza visto che già facciamo tante ore a settimana di straordinari per le carenze», avverte Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed, la sigla principale degli ospedalieri, secondo il quale «se non si rende la professione più appetibile è inutile chiedere di lavorare di più». Il presidente dell’Ordine dei medici Filippo Anelli nei giorni scorsi ha parlato di un piano straordinario di 10mila assunzioni da fare subito nel 2024: «Bisogna fare i concorsi, spingendo i giovani a restare nel Ssn, ad esempio maggiorando l’importo dell’indennità di esclusività di lavoro. È ora che il tetto di spesa sulle assunzioni venga eliminato o quanto meno innalzato». Della stessa idea Giovanni Migliore, presidente Fiaso (i manager che guidano gli ospedali): «Per abbattere le liste d’attesa serve personale. Occorre cambiare rotta, cambiando le norme sull’organizzazione del lavoro e sostituendo il tetto di spesa sul personale fermo al 2004».