Licenziata a grande maggioranza la riforma della Politica agricola comune dopo tre anni di negoziato. Ma gli Stati membri segnalano discrepanze nella trascrizione degli atti legislativi. Approvata definitivamente dal Parlamento europeo la riforma della Politica agricola comune (Pac), in sospeso, finora, in attesa del voto sul bilancio 2014-2020, arrivato anch’esso nel corso della stessa sessione plenaria. Ma il percorso della riforma è tutt’altro che concluso, e già sul fronte della trascrizione nero su bianco dell’intesa politica cominciano ad emergere i primi problemi. Iniziano i mesi dello sprint finale, per chiudere la riforma e tutti gli altri cantieri già aperti entro le elezioni europee di maggio 2014. A grande maggioranza, mercoledì 20 novembre l’aula plenaria di Strasburgo ha approvato i cinque testi legislativi che compongono la riforma
E che trattano di: aiuti diretti agli agricoltori, sviluppo rurale, Organizzazione unica del mercato, monitoraggio e misure transitorie per il 2014 – queste ultime, necessarie poiché che la riforma sarà applicata a partire da gennaio 2015.
“Questo voto – ha commentato Paolo De Castro, presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo (Comagri) – è la testimonianza concreta di come la nostra istituzione non abbia rappresentato, come molti credevano, una complicazione nell’iter legislativo, bensì un valore aggiunto in termini di democrazia e di sintesi”. “Si tratta della prima vera riforma della Politica agricola europea, decisa di comune accordo dai ministri e dai deputati direttamente eletti – ha aggiunto De Castro -. Il Parlamento ha fatto grandi miglioramenti: la nuova Pac sarà più equa e legittima, garantirà un migliore equilibrio tra la sicurezza alimentare e la tutela dell’ambiente e preparerà meglio gli agricoltori ad affrontare le sfide del futuro”
Il risultato non è il migliore in assoluto, ma il frutto delle negoziazioni tra le tre istituzioni comunitarie. “Il Parlamento europeo ha fatto un ottimo lavoro – ha aggiunto Giovanni La Via, uno dei relatori della riforma – soprattutto considerando che all’inizio del percorso si parlava di ridurre il budget del 30%, taglio che siamo riusciti ad evitare”. Nell’arco dei prossimi sette anni, tenendo anche conto dell’approvazione del bilancio pluriennale, all’agricoltura europea andranno 408,31 miliardi di euro, a quella italiana 33,4 miliardi.
Distribuzione dei fondi Ue
Per garantire che i pagamenti diretti siano destinati agli agricoltori in attività, i deputati hanno convinto il Consiglio a redigere un elenco di entità (aeroporti o club sportivi), esclusi dal finanziamento Ue, a meno che l’agricoltura non contribuisca al reddito.
Il Parlamento ha reso obbligatorio un sistema per fornire ai giovani agricoltori un ulteriore 25% in più nei pagamenti aggiuntivi per i primi 25-90 ettari. I piccoli agricoltori potrebbero inoltre ricevere più soldi, mentre le aziende agricole che ricevono più di 150.000 euro, vedranno i contributi che superano tale soglia ridotti di almeno il 5%.
Stop al doppio finanziamento
Il 30% dei bilanci degli Stati membri destinati ai pagamenti diretti possono essere spesi solo se le misure ecologiche ora obbligatorie (diversificazione delle colture, mantenimento di prati permanenti e creazione di aree ecologicamente orientate), sono rispettate.
Il “doppio finanziamento”, ovvero il caso in cui gli agricoltori erano pagati due volte per aver applicato le stesse misure per l’ambiente, non sarà consentito. E chi non rispetta le misure ecologiche obbligatorie incorrerà in ulteriori sanzioni e perderà i nuovi sussidi “ambientali”, che saranno reintrodotti gradualmente nei primi quattro anni della nuova Pac
“Concedere il tempo necessario agli agricoltori per prendere dimestichezza con le nuove norme è una questione di correttezza. Non saranno applicate sanzioni durante i primi due anni della nuova Pac e solo allora la quota dei cosiddetti pagamenti ‘verdi’ trattenuti gradualmente aumenterà fino a un massimo del 25% “, ha detto La Via.
Gestione della crisi
Il Parlamento garantisce ulteriori strumenti per aiutare gli agricoltori ad affrontare la volatilità dei mercati e a rafforzare la loro posizione contrattuale.
“Il campo di applicazione dei settori in cui le organizzazioni degli agricoltori possono negoziare i contratti di approvvigionamento per conto dei loro membri, senza violare le regole di concorrenza, sarà ampliato. Le organizzazioni produttrici più avvantaggiate dovrebbero aiutare gli agricoltori a migliorare la loro situazione economica, obiettivo che non deve tradursi in cartelli” ha detto Michel Dantin, relatore della risoluzione sulla Ocm.
Gli Stati membri accusano la Commissione di alterare la riforma Pac
Pur avendo ricevuto l’ok finale, il percorso della riforma non è ancora finito. È già in corso, infatti, la traduzione dell’accordo politico in atti legislativi: sono i servizi della Commissione europea ad occuparsi di questa procedura, che appare già andare incontro ai primi intoppi.
Oltre venti governi nazionali, infatti – tra cui l’Italia – si sono lamentati ufficialmente, con una nota scritta indirizzata all’Esecutivo comunitario che, secondo loro, non si starebbe attenendo alla lettera all’intesa politica nel momento di trascriverla nero su bianco.
Per esempio, i servizi della Direzione generale Agricoltura (DG Agri) avrebbero indicato condizioni più stringenti del dovuto per le cosiddette aree ecologiche. Gli Stati membri segnalano discrepanze anche sul programma di aiuti dedicati ai giovani agricoltori: per loro la bozza dell’atto legislativo, come formulato ora, impone condizioni molto restrittive, che di fatto escluderebbero dallo schema 2/3 dei candidati. Altri problemi sono stati rilevati nella trascrizione delle norme per gli aiuti accoppiati e di quelle per la classificazione dell’olio di semi e delle colture proteiche.
I funzionari della DG Agri hanno fatto sapere che terranno in considerazione i punti sollevati e che proseguiranno il lavoro in maniera pragmatica e costruttiva.
La Commissione ha anche gettato acqua sul fuoco, spiegando che il processo di trascrizione in atti delegati è una procedura aperta ed è pertanto normale che gli Stati membri abbiano richieste particolari di specificazioni ed aggiustamenti.
Stop a nuove proposte tranne promozione
Da parte del presidente Comagri Paolo De Castro è arrivato poi un altro appello alla Commissione europea: quello di pianificare al meglio il lavoro legislativo in materia di politica agricola, per completare tutto ciò che è sospeso entro la fine della legislatura, che si conclude a maggio 2014 con le prossime elezioni europee. Inutile, dunque, portare avanti nuove proposte legislative che non avranno il tempo di essere discusse e approvate entro maggio, finendo così solo per ipotecare il lavoro del prossimo Europarlamento.
Tra le proposte in cantiere alla Commissione, infatti, ci sarebbe la revisione della normativa sul biologico e, anche se meno avanzata, l’idea di apportare modifiche alla riforma del settore dell’ortofrutta.
Proposte che l’Esecutivo vorrebbe lanciare entro il primo trimestre 2014 ma che poi, di fatto, non avranno il tempo di essere affrontate dall’Euroassemblea prima delle elezioni.
La Comagri ha dunque esortato il Ccmmissario europeo Dacian Ciolos a completare solo le procedure avviate, senza presentare altre proposte, tranne quella su promozione e informazione dei prodotti agricoli, che potrebbe essere conclusa per tempo.
AgroNotizie – 21 novembre 2013