La Repubblica. Il virus di Wuhan, il nuovo e finora sconosciuto agente patogeno comparso in un mercato alimentare della metropoli al centro della Cina, si trasmette da uomo a uomo. Gli scienziati ne hanno avuto conferma nelle ultime ore: il team di investigatori della Commissione sanitaria cinese ha citato alcuni casi di contagio diretto, tra cui quello di 14 lavoratori di un ospedale infettati da un unico portatore. È un salto di livello nella misteriosa epidemia, che causa problemi respiratori e polmonite, finora associata all’esposizione a animali infetti. Quanto preoccupante? Al momento l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce la trasmissione tra umani «limitata».
Ha però convocato una riunione straordinaria per domani a Ginevra, per capire se dichiarare la crisi una «emergenza internazionale». Isolare quanto più possibile il focolaio è decisivo, anche perché in Cina è iniziata la migrazione di massa del Capodanno lunare, durante il quale centinaia di milioni di persone tornano nelle città natali per festeggiare. Ieri il presidente Xi Jinping ha parlato per la prima volta del virus, dicendo che deve essere «contenuto con risolutezza», dando la priorità «alla salute delle persone ». La dichiarazione prelude a massici controlli in stazioni e aeroporti, a costo di far arrivare i cittadini in ritardo ai fuochi d’artificio per l’anno del ratto. Un video circolato ieri in Rete mostrava personale medico misurare la temperatura ai passeggeri di un aereo in partenza da Wuhan.
Il numero di casi registrati si è impennato nel fine settimana, anche se questo potrebbe essere in parte l’effetto della maggiore attenzione verso i sintomi, molti dei quali, come tosse e mal di gola, non sono diversi da una normale influenza. Le autorità cinesi hanno ufficializzato la morte di una terza persona, deceduta venerdì a Wuhan, mentre il numero di malati identificati è arrivato a 218. La maggior parte (198) restano nella metropoli dove a dicembre tutto è iniziato, ma sono stati registrati i primi contagiati a Pechino e Shenzhen, mentre vengono tenuti sotto osservazione casi sospetti in altre province cinesi. Dopo Giappone e Thailandia, ieri la Corea del Sud è stata il terzo Paese fuori dalla Cina a confermare un positivo, una 30enne della Repubblica popolare proveniente da Wuhan. Mentre alcuni media inglesi riportano il caso di Ashley Shorley, turista britannico 32enne trasportato in gravi condizioni in un ospedale di Phuket a fine di dicembre, con sintomi compatibili con il virus. Potrebbe essere il primo occidentale infettato.
Il patogeno, nome in codice 2019-nCoV, è un coronavirus, cioè un organismo della stessa famiglia della Sars, la sindrome che nel 2013 uccise oltre 700 persone in tutto il mondo. Non è detto il livello di aggressività sia lo stesso, ma al momento non esistono cure. Domenica la Commissione sanitaria cinese ha definito il contagio «prevedibile e controllabile». Molti cittadini del Dragone però non si fidano, la memoria della Sars, quando le autorità insabbiarono a lungo le notizie, è ancora viva. Ma l’atteggiamento in questo caso sembra più trasparente, come confermano le parole di Xi. Molti Paesi stanno rafforzando il monitoraggio sui passeggeri in arrivo dalla Cina, sulla scia di quanto fatto gli Stati Uniti. Allo scalo romano di Fiumicino, fa sapere il ministero della Salute, sono stati attivati controlli sui voli diretti da Wuhan, anche se la possibilità che il virus venga introdotto in Europa è giudicata «bassa». Nonostante l’Oms non consideri necessario «alcun tipo di restrizione a viaggi o commerci», sul sito del nostro ministero si «raccomanda di posticipare i viaggi non necessari» verso le aree colpite.
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