Il Corriere della Sera. «Le sanzioni sono salate. Chi non si adegua alle regole mette a rischio la sua vita professionale. Dovrà scegliere quale strada imboccare. E il vaccino è una scelta di ragionevolezza e civiltà», sprona i «ritardatari» a mettersi in riga Fabio Ciciliano, uno dei «veterani» del Comitato tecnico-scientifico.
Rischiano grosso solo i lavoratori e gli altri?
«La normativa in vigore prevede, in realtà, una sanzione una tantum di 100 euro per chi decide di non sottoporsi alla vaccinazione che risulta di questa entità solo per i pensionati e per i soggetti over 50 non occupati. A questa sanzione, per i lavoratori senza green pass rafforzato, si aggiunge anche una multa da 600 a 1.500 euro che, in caso di violazione reiterata, viene raddoppiata. In più c’è la sospensione dal lavoro senza retribuzione. Le pare poco? A loro si chiede solo di difendersi dal virus, non mi sembra un grande sacrificio».
Numeri alla mano, i provvedimenti per i no vax hanno portato a un aumento di vaccinazioni tale da poterli considerare una popolazione marginale e non pericolosa per il resto della comunità?
«Gli ultimi provvedimenti di sanità pubblica adottati vanno proprio nella direzione della tutela dei soggetti non vaccinati poiché sono proprio i cittadini privi di ogni protezione ad essere maggiormente esposti al pericolo di finire in terapia intensiva e, purtroppo, di morire. L’Istituto superiore di Sanità ci dice che il rischio di morte dei non vaccinati è 23 volte più alto di quello delle persone che hanno ultimato il ciclo con la dose booster, il richiamo».
È tempo di rimettere mano all’uso del green pass prevedendo addirittura l’eliminazione come qualcuno comincia a caldeggiare?
«Il green pass è e rimane uno strumento tecnico di emergenza che ha consentito al Paese di restare aperto anche nelle fasi più critiche di questa ultima ondata. Il picco è stato raggiunto nella seconda settimana dello scorso mese di gennaio. Oggi stiamo osservando una solida e costante riduzione della curva dei contagi».
Il certificato verde è stata la vera svolta?
«Sì e non è un caso che altri Paesi ci siano venuti dietro, introducendolo all’italiana. Il green pass continua ad avere attualmente piena funzionalità operativa. Stanno ormai diventando sempre più numerose e prevalenti le certificazioni verdi senza scadenza che non limitano in alcun modo la vita sociale dei cittadini muniti di dose booster. Si sta creando un solco netto fra chi può fare tutto e chi ha deciso di autolimitarsi».
Dopo l’abolizione dell’uso di mascherina all’aperto si può cominciare a considerare di eliminarla anche al chiuso e procedere alla rimozione di tutti i divieti?
«Anche se i numeri stanno volgendo al meglio, ricordo che siamo ancora in piena pandemia con una circolazione virale ancora molto sostenuta. Siamo di poco al di sotto dei 1.000 casi su 100.000 abitanti in sette giorni. Bisogna attendere ancora qualche tempo prima di guardare lontano».
Che ne pensa del bonus psicologo annunciato da Speranza che forse entrerà nel Milleproroghe?
«Una ottima iniziativa. Questi due anni hanno avuto un impatto devastante sui cittadini non solo dal punto di vista economico e sociale. E, cosa che spesso non viene rilevata, non solo sui ragazzi e sui bambini. Sono aumentati i casi di violenza domestica, i tentativi di suicidio e i suicidi messi in atto. Tutti indici che, purtroppo, sono testimonianza di un insostenibile e diffuso disagio. Va assolutamente trovato un modo di soccorrere chi non ce la fa. Lo strumento del supporto psicologico costituisce un sicuro volano per il miglioramento delle condizioni di coloro che hanno sofferto più di altri lo sgomento suscitato dalla pandemia».
Quando certe restrizioni vengono abolite non c’è il rischio del contraccolpo? Molti cominciano a pensare che il virus non sia più un pericolo, specie dopo il via libera alle discoteche.
«Non lo vedo come un pericolo. Oramai siamo in una fase in cui il miglioramento degli indici epidemici e, soprattutto, la sostanziale e continua riduzione dei ricoveri e del più generale impatto sui sistemi sanitari regionali, consente di ragionare su un attento ritorno verso la normalità. Nelle discoteche si entra solo con il green pass rafforzato e l’età media dei fruitori è particolarmente bassa. Fra i giovani, i non vaccinati che si ammalano e hanno bisogno di ricovero ospedaliero sono davvero molto pochi».
Lei che tipo di precauzioni sta continuando a mantenere e cosa consiglia?
«Continuo a utilizzare le mascherine, anche all’aperto. Non mi danno fastidio e penso che non sia un grande problema indossarle. Non ritengo affatto che mantenerle costituisca una limitazione della libertà. È solo buon senso. Per il resto, come tutti, mi lascio accompagnare responsabilmente verso un prudente ma continuo ritorno alla normalità. È una sensazione favolosa».