di Bill Gates
Di solito sono più che ottimista riguardo all’incredibile progresso e ai fantastici nuovi strumenti di cura che in tutto il mondo stanno contribuendo a ridurre il tasso di mortalità infantile, combattere le malattie infettive e migliorare la vita di tanta gente.
Grazie a una migliore immunizzazione e ad altri interventi, dal 1990 la mortalità infantile si è ridotta di oltre il 50%. Stiamo per cancellare la polio. L’Hiv non è più una condanna a morte inappellabile. E metà del mondo ha vinto la malaria.
C’è un campo però, in cui il mondo non sta facendo molti progressi, e questo è la prevenzione delle pandemie. Dovrebbe interessarci tutti, perché se la storia ci ha insegnato qualcosa è che ci sarà un’altra pandemia globale che seminerà la morte.
Non possiamo prevedere quando. Ma, visto il continuo emergere di nuovi agenti patogeni, il crescente rischio di un attacco di bioterrorismo, e il modo in cui tutto il mondo è connesso grazie ai viaggi aerei, vi è una significativa probabilità che nel corso della nostra vita dobbiamo affrontare una nuova, diffusa e letale pandemia contemporanea.
Il vaccino possibile
Quest’anno ricorre il centenario dell’influenza del 1918, che uccise circa 50 milioni di persone in tutto il mondo. I modelli matematici elaborati dagli epidemiologi dimostrano che se oggi si diffondesse nell’aria un agente patogeno altamente contagioso e letale come quello dell’influenza nel 1918, nel giro di sei mesi morirebbero quasi 33 milioni di persone in tutto il mondo.
La buona notizia è che i progressi scientifici rendono un vaccino universale contro l’influenza più fattibile rispetto a 10 o 20 anni fa. La nostra fondazione partecipa a una grande varietà di progetti di ricerca, tra cui diversi che lavorano a possibili vaccini che sono arrivati o stanno per arrivare alla fase della sperimentazione sugli esseri umani. Recentemente abbiamo anche lanciato un Grand Challenge da 12 milioni di dollari in collaborazione con la famiglia Page per accelerare lo sviluppo di un vaccino universale contro l’influenza. L’obiettivo è incoraggiare un approccio coraggioso e interdisciplinare tra i migliori scienziati del mondo.
Tuttavia, la prossima minaccia potrebbe non essere affatto un’influenza. Molto probabilmente, sarà un agente patogeno sconosciuto che vedremo per la prima volta quando si manifesterà, come è avvenuto con la Sars, la Mers e altre malattie infettive scoperte di recente.
Il mondo ha compiuto un passo importante per affrontare questo rischio con la creazione di un partenariato pubblico-privato, il Cepi.
Il primo obiettivo è far progredire la messa a punto di vaccini contro le tre malattie che l’Oms elenca nella sua lista di priorità del settore Ricerca e sviluppo per la salute pubblica: la febbre di Lassa, l’encefalite da Nipah Virus, e la Mers, la sindrome respiratoria del Medio Oriente. Cepi sta anche lavorando su piattaforme a risposta rapida per produrre vaccini sicuri ed efficaci per una serie di malattie infettive. L’obiettivo è essere in grado di sviluppare, testare e rilasciare nuovi vaccini nel giro di pochi mesi, invece che di anni.
Dobbiamo anche investire su altri approcci come farmaci antivirali e terapie con anticorpi che possano essere conservati o prodotti rapidamente per fermare il diffondersi delle pandemie o curare le persone colpite.
L’anno scorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, ho chiesto ai leader mondiali di immaginare che da qualche parte nel mondo ci sia un’arma, che esiste già – o che potrebbe rivelarsi – in grado di uccidere milioni di persone, portare le economie a un punto morto e gettare le nazioni nel caos . Se si trattasse di una minaccia militare, la risposta – ovviamente – sarebbe che occorre fare tutto il possibile per adottare delle contromisure. Nel caso di minacce biologiche, manca questo senso di urgenza.
Oltre a nuovi strumenti, il mondo ha bisogno di un approccio coordinato alla prevenzione delle pandemie, compreso un sistema di rilevamento precoce e un sistema di risposta globale. Dovremmo prepararci ad affrontare le pandemie nello stesso modo in cui i militari si preparano alla guerra. Incluse simulazioni e altre esercitazioni per aiutarci a capire come si diffonderanno le malattie e come affrontare problemi come la quarantena e le comunicazioni per ridurre al minimo il panico.
Addio al vaiolo
La comunità globale ha cancellato il vaiolo, una malattia che solo nel 20° Secolo ha ucciso circa 300 milioni di persone. Siamo sul punto di sradicare la polio, una malattia che 30 anni fa era endemica in 125 Paesi e che paralizzava o uccideva 350 mila persone all’anno. E oggi, quasi 21 milioni di persone stanno ricevendo un trattamento salva-vita per l’Hiv, grazie soprattutto al sostegno della comunità mondiale. Questi sforzi dimostrano che i governi nazionali possono collaborare per affrontare le pandemie.
Sono ottimista sul fatto che possiamo prepararci per la prossima grande pandemia, ma abbiamo bisogno di una tabella di marcia molto chiara per creare un sistema completo di prevenzione e risposta perché da questo dipende un numero di vite troppo grande persino per essere compreso.
Traduzione di Carla Reschia
La Stampa – 13 maggio 2018