Dopo giorni di tira e molla, il governo e i sindacati trovano la quadra: la quarantena per il Covid tornerà a essere considerata dall’Inps come la malattia, e quindi pagata regolarmente. È il ministro del Lavoro Andrea Orlando – che a Bologna dialoga con il leader Cgil Maurizio Landini – a raccogliere l’appello. «Avevamo segnalato la questione nell’ultimo scostamento purtroppo non si sono trovate tutte le risorse necessarie – spiega -. Io credo che nel frattempo siano maturate le condizioni perché alcune risorse impegnate in altre direzioni possano essere utilizzate in questo senso. Se tutto il governo sarà d’accordo abbiamo una valutazione assolutamente favorevole a consentire che la quarantena sia considerata una malattia e che non gravi sui lavoratori e sulle imprese».
Per le parti sociali è un sospiro di sollievo: secondo Unimpresa, in questo momento, i lavoratori rischiano di perdere tra i 700 euro e 1.000 euro, a seconda della durata dell’assenza.
Dalla Festa dell’Unità, Orlando getta acqua sul fuoco anche su un altro tema caldissimo: il decreto sulle delocalizzazioni, finito nel mirino del presidente della Confindustria. «Purtroppo in Italia si può licenziare con Whatsapp e non lo dico io ma due sentenze di due corte di appello diverse – dice il ministro -. Nessuno vuole sanzionare chi se ne vuole andare, siamo in una società di mercato e nessuno è contro la libertà di impresa, ma il punto è come te ne vai». Un scelta anti-impresa? «No – taglia corto – A volte a pagare il prezzo più alto sono proprio le imprese che operano per le aziende che chiudono: pensate a tutte le imprese di servizi che dal giorno all’altro si trovano con spesso l’unico committente che non ci sarà più». Per quanto riguarda il provvedimento anti-delocalizzazione – appoggiato in pieno da Landini – Orlando spiega che finora si è dibattuto su «un documento che» non rappresentava «ancora la posizione del governo. Non significa che non sia convinto di questa proposta».
Sul suo tavolo marcia in parallelo il dossier ammortizzatori sociali. Il prossimo incontro è fissato il 2 settembre. «Siamo in attesa di chiarire alcuni temi che sono emersi dal confronto delle parti sociali e in base a questo discutere con il ministero dell’Economia quali risorse saranno disponibili – spiega. C’è – la volontà di anticipare il lavoro – perché ritengo che rispetto ad altri temi questo abbia una priorità assoluta nel momento in cui il Paese riparte ed affronta delle trasformazioni e dei cambiamenti».
La Stampa