Calcola la Copagri, sulla base dei dati Istat e Ismea, che nel nostro Paese in un quarto di secolo hanno già chiuso definitivamente i battenti oltre 100mila allevamenti. Sul comparto pesano gli aumenti dei costi di produzione, le remunerazioni insoddisfacenti, le problematiche di carattere sanitario e non ultima l’annosa questione delle quote latte, su cui qualcosa si muove anche se la soluzione è ancora lontana.
La zootecnia da latte, sostiene la Copagri, sconta costi di produzione aumentati di circa 10 centesimi al litro nel 2022 e di altri 2,5 centesimi al litro nel 2023, superando i 53 centesimi al litro circa. Ma anche l’allevamento di bovini destinati alla macellazione è in affanno, con le quotazioni di soia e mais che nei primi mesi del 2023 hanno quasi raggiunto rispettivamente i 70 euro e i 30 euro al quintale.
Per questo gli allevatori hanno spinto per la convocazione con urgenza di una riunione del tavolo di filiera del settore lattiero-caseario, che era stato istituito a novembre del 2021, ma che si è riunito l’ultima volta oltre un anno e mezzo fa. «Ringraziamo il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida per le importanti rassicurazioni che ci ha fornito in merito all’attenzione del governo nei confronti della grave situazione di crisi in cui versa la zootecnia nazionale – ha detto ieri a Cremona il presidente della Copagri Lombardia, Roberto Cavaliere -. La sovranità alimentare passa anche dalla salvaguardia delle migliaia di stalle del Paese, che con il loro lavoro quotidiano contribuiscono a dare lustro all’immagine del made in Italy agroalimentare nel mondo e forniscono un concreto apporto alla tenuta socio-economica delle aree interne e delle zone rurali».
«Riunire il tavolo latte, e soprattutto farlo in maniera organica e con cadenza periodica – ha aggiunto il presidente nazionale della Copagri, Tommaso Battista, che ha incontrato il ministro – è di fondamentale importanza per lavorare su una strategia strutturale con la quale contribuire concretamente alla tenuta e alla difesa della zootecnia nazionale, che passa necessariamente dalle attività di pianificazione nel medio-lungo periodo necessarie ad assicurare un futuro al comparto».
Nei giorni scorsi, anche il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, aveva richiesto con urgenza la convocazione del tavolo: «Secondo i dati dell’Ismea – ha ricordato Giansanti – i prezzi del latte bovino hanno fatto registrare una contrazione di oltre il 30 per cento da dicembre 2022 allo scorso mese di settembre. Anche i costi produttivi risultano in diminuzione, ma in una percentuale sensibilmente inferiore. Non solo: negli ultimi tempi sono in salita le quotazioni di alcune materie prime utilizzate per l’alimentazione del bestiame. A nostro avviso, è interesse di tutte le parti della filiera, scongiurare il rischio di una contrazione produttiva e di una caduta dei consumi finali che, peraltro, hanno già fatto segnare una lieve contrazione».