di Marzio Bartoloni. Il prossimo test di medicina si svolgerà nella prima decade di settembre, quasi sicuramente l’8 e il 9 settembre, e avrà meno domande di cultura generale. Ad annunciarlo è lo stesso ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, durante il question time al Senato dove dopo aver ribadito come il numero programmato sia «una misura sana che ha portato a una didattica di qualità» ha anche auspicato che nel corso di un anno si possa arrivare al cosiddetto modello francese per la selezione dei futuri medici (accesso aperto a tutti al primo anno e poi sbarramento in base al merito). Intanto si partirà subito con un orientamento nelle scuole superiori per evitare iscrizioni di massa.
Le novità per il test di medicina. Per la Giannini gli aspiranti iscritti a medicina «sono ancora in Italia una massa critica anomala» – su 230-240 mila matricole 70-90 mila sono gli aspiranti medici – anche come «risultato di un orientamento non efficace». Ma «da quest’anno – ha spiegato il ministro – ci saranno test di autovalutazione che aiuteranno gli studenti a capire le proprie attitudini». La Giannini ha poi voluto chiarire nella sua audizione di non aver «mai confuso il numero programmato con l’accesso per selezione: sono due cose completamente diverse». «Il numero programmato in una facoltà come quella di Medicina è una misura sana, che ha portato a una didattica qualitativa. Che poi sia il migliore strumento per la selezione – ha continuato la ministra – non ne sono convinta: è un sistema imperfetto che dobbiamo cominciare a migliorare. Il mio auspicio è che forse anche in un anno si possano avere le condizioni per il modello alla francese». Infine si provvederà al perfezionamento delle prove selettive «diminuendo la quantità delle domande di cultura generale». Prove che «saranno concentrate – assicura il ministro – nella prima decade di settembre, l’8 e il 9, ma lo confermeremo».
Le misure per il rientro dei ricercatori. Durante il question time al Senato,la ministra Giannini ha poi annunciato anche delle misure per favorire il rientro dei ricercatori italiani, in particolare intervenendo sullo strumento della chiamata diretta che dovrebbe essere semplificato: «Dal 2015 vorremmo introdurre ulteriori innovazioni per favorire il rientro dei ricercatori italiani trasferiti all’estero e attrarre ricercatori di eccellenza residenti all’estero».Per quest’ultimi sono destinati 3,5 mln di euro mentre altri 5 milioni – ha ricordato il ministro – sono riservati ai bandi Levi Montalcini per il rientro dei ricercatori.
Il Sole 24 Ore sanità – 13 marzo 2015