Il tanto atteso decreto sull’obbligo vaccinale uscirà il prossimo martedì. Ad annunciarlo è la stessa ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenuta oggi al Festival dell’economia di Trento per parlare di “Sanità e Sviluppo”. “Il decreto è al Quirinale, arriva martedì, quando ci sarà anche una presentazione tecnico-scientifica per dare le istruzioni alle famiglie e alle istituzioni su come funzioneranno le novità, compreso il periodo transitorio”, ha spiegato.
Quanto alle proteste sollevate in questi giorni sull’introduzione dell’obbligo la ministra ha sottolineato: “Sta prevalendo la mancanza di cultura. Purtroppo abbiamo un tasso di conoscenza scientifica molto basso. Il problema viene quindi da lontano. Se alle scuole medie ti avessero spiegato bene cosa sono i vaccini e come funzionano, difficilmente poi, da adulti, ti faresti questi problemi nel vaccinare i tuoi figli”.
Non è stato però questo l’unico annuncio di Lorenzin. Nel corso del dibattito, parlando dei ticket, la ministra ha ribadito: “I ticket pesano per 3 mld sui 112 mld complessivi per la sanità. Oggi c’è sperequazione con diversità disarmanti da Regione e Regione. Se riusciamo a toglierlo, a mio parere è meglio. Se non ci si dovesse riuscire, si possono comunque reinvestire nelle prestazioni più solidali. Penso agli anziani o a quelle fasce di popolazione che rischiano di non essere intercettate dal sistema sanitario pubblico. Ad ogni modo il prossimo luglio la commissione di tecnici che è stata insediata per studiare soluzioni sui ticket concluderà i suoi lavori. A luglio quindi si decide, poi si mette nella legge di Bilancio, se mai ce l’avremo…”.
Più in generale, parlando di sanità, la ministra ha ribadito come sia insufficiente l’attuale investimento nel settore. “Spendiamo il 6,4% del Pil a fronte di una domanda sanitaria molto più alta e ad invecchiamento della popolazione, ci vogliono più risorse. Non si possono fare le nozze con fichi secchi. Lo si può riuscire a fare per un breve periodo, ma non sempre”.
Non sono mancate le critiche alla riforma del Titolo V: “La riforma del Titolo V è stata drammatica per la sanità. Negli anni successi abbiamo lavorato per ercare di mettere le toppe ai danni provocati, come la sovrapposizione di competenze, la difficoltà per l’individuazione certa di responsabilità. Quando c’è in ballo il diritto alla salute – ha aggiunto – è un problema oggettivo. Non può essere diverso sentirsi male a Reggio Calabria o qui a Trento”.
“Sono state risanate situazioni economiche devastanti riuscendo ad evitare il crac in alcune Regioni, ma non si è avuta la stessa attenzione per quel che riguarda l’organizzazione sanitaria e l’effettiva erogazione dei Livelli essenziali di assistenza. Accanto al miglioramento debito si è avuto peggioramento servizio. In questo contesto lo Stato ha pochissimi strumenti per intervenire. Altro elemento che ha pesato sono stati 25 mld di tagli alla sanità in pochi anni. Nel mentre, bisogna considerare, è aumentata l’età media della popolazione così come i bisogni di salute, la domanda sanitaria e quindi i costi. Viviamo poi nella più grande fase di rinascimento scientifico dall’invenzione della penicillina e dei vaccini. Stiamo assistendo a cambio di paradigma su nuovi farmaci, medicina personalizzata, genomica e tanta altre cose che stanno cambiando l’approccio medicina a farmaci e terapie. Una delle grandi sfide di questa epoca è come dare nuovi farmaci a cittadini. Per far fronte a tutto questo credo si debbano aumentare i poteri dello Stato in campo sanitario. Questo non vuol dire però togliere autonomia alle regioni”.
“Per questo – ha aggiunto la ministra – cambierei i commissariamenti. Decidere di pensare da un controllo dentro le Regioni a un controllo di processo è il punto”, ha evidenziato.
Tornando sui farmaci innovativi, Lorenzin ha spiegato come questo sia un problema di carattere mondiale.”Nel medio lungo periodo non può funzionare l’attuale sistema di acquisto. Dobbiamo trovare nuovo meccanismo regolatorio a livello europeo in base al quale, offrendo alle aziende un contesto favorevole per investimenti, produzione, e assicurando loro una remunerazione adeguata nel medio-lungo periodo si possa ottenere in cambio la garanzia di un accesso all’innovazione per tutti quei pazienti che ne hanno bisogno. Dobbiamo capire che questa. oltre ad essere una spesa. è anche e soprattutto un investimento”.
Altro punto cruciale, già affrontato dal Governo per migliorare la situazione riguarda lo “stop ai direttori generali delle aziende sanitarie scelti dalla politica”. “I nostri direttori generali vengono scelti dalla politica. Se scelgono bene, le cose vanno bene, se scelgono male, vanno male. Per questo, ripeto, serve usare un albo dei manager – ha detto -. Ecco perché abbiamo previsto un albo nazionale dei manager in sanità, da rinnovare ogni due anni, con la richiesta di determinati requisiti”.
Passando poi ai temi più generali del dibattito politico di questi giorni, Lorenzin si è espressa sulla possibilità di un ritorno anticipato alle urne: “Spero che non ci sia una fine prematura della legislatura, è nostro dovere mettere in sicurezza il bilancio dello Stato e il piano di riforme economiche e istituzionali che ci hanno permesso di avere oggi questi dati di crescita. Non possiamo consegnarci al buio di chi gestirà e come le clausole di salvaguardia. Non è una cosa positiva per il Paese e per gli italiani che hanno fatto tantissimi sacrifici in questi sette, otto anni, e che non stanno ancora vedendo gli aumenti del Pil segnalati dai dati”, ha aggiunto.