Ed ecco che, nel centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, il Ministro Brunetta torna a far parlare di sè. Che avesse l’abitudine, se non il vizio, di attribuire patenti a destra e a sinistra, esaltando o mortificando secondo i casi, era cosa nota.
Ma fa pensare l’iniziativa presa recentemente di citare, sul sito del suo Dipartimento, i centocinquanta migliori servitori dello Stato dall’unità d’Italia ad oggi. Ovviamente, almeno così pare, a suo insindacabile giudizio.
L’iniziativa, si legge nel sito è stata voluta proprio dal ministro Renato Brunetta per ricordare, in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, i migliori 150 servitori dello Stato. Uomini e donne che nel corso della storia unitaria del nostro Paese hanno dedicato la propria vita al servizio della collettività in tutti i rami della pubblica amministrazione: a livello centrale e a livello locale, nei ministeri e negli Enti, nelle varie articolazioni della magistratura e delle forze dell’ordine, nelle aule scolastiche e universitarie, nelle strutture sanitarie, nei musei e nelle istituzioni culturali.
Il numero di questi insigni benemeriti non è dovuto al caso, bensì (simbolicamente) proprio al fatto che si festeggiano i 150 anni dall’unità d’Italia. Quindi, se 150 sono gli anni, 150 sono i migliori servitori dello Stato. E’ un po’ lo stesso criterio secondo cui, nella P.A., dovrebbero essere distribuiti gli incentivi. Le fasce di merito, infatti, sono definite ex ante, come ha fatto notare il Professor Pietro Micheli, componente della CIVIT e dimissionario dallo stesso organismo con lettera indirizzata al Ministro il 14 gennaio u.s.. Il pressing sui fannulloni, scrive ancora il Professor Micheli, ha dato i suoi frutti all’inizio, ma ha finito anche per deprimere la reputazione ed il senso di appartenenza di tanti dipendenti pubblici. E dato che queste sono le leve motivazionali più potenti sarà difficile adesso rimotivare il personale pubblico a far meglio con l’uso di tornelli, telecamere, bastoni e carote…
Fortunatamente i 150 insigni benemeriti non hanno dovuto sperimentare su di sé queste innovative metodologie e forse proprio per questo sono riusciti ad emergere, vivendo in santa pace la loro stagione.
Resta da chiedersi se qualcuno, piazzatosi tra il centocinquantunesimo ed il centosessantesimo posto (grazie proprio ad una fascia di merito definita ex ante), adesso non si rivolti nella tomba e, almeno un pochino, non se la prenda con il nostro Ministro. Visto però che in questo caso il premio consiste solo nel riconoscimento di essere citati sul sito del Dipartimento è probabile che gli interessati non se ne abbiano poi tanto a male.
Umberto Fortunati – Funzionario della Presidenza del Consiglio dei Ministri
ilmessaggero.it – 19 aprile 2011