Design e Ingegneria, Architettura e Economia le aree in cui il nostro Paese risulta più forte. Questi i risultati della settima edizione del Qs World University Rankings per materie (su www.TopUniversities.com ), la classifica che analizza 46 discipline insegnate negli atenei di 60 Paesi. Un’indagine che infonde una misura di ottimismo, accendendo i riflettori sul punto di forza delle università italiane: «La qualità nelle singole materie ancor più che nell’insieme», riassume Ben Sowter, capo del dipartimento Ricerca Qs.
Se si sfrondano parametri come la presenza di studenti internazionali e il rapporto numerico docenti-allievi, che fanno perdere ai nostri dipartimenti decine di posizioni ogni anno nei ranking generalisti, si ottengono infatti aree di eccellenza, come i corsi di Arte e design del Politecnico di Milano (settimo al mondo, anche se arretra nel «core business», Ingegneria meccanica: da 18esimo a 29esimo); il percorso di Arti per lo spettacolo del Conservatorio di Roma Santa Cecilia (28esimo, con un balzo da funamboli: era tra 50 e 100 nel 2016); o Anatomia, Legge, Archeologia all’università di Bologna (tutte nella top 50). L’Alma Mater è anche la più rappresentata nella top 100, in cui è classificata con 21 discipline (ma erano 33 lo scorso anno). In chiaro-scuro la Sapienza: 14esima al mondo in Archeologia e 44esima per Fisica e Astronomia e fra i migliori cento in 13 discipline, ha però materie come Scienza dell’educazione confinate tra le posizioni 250 e 300. Risultati mediocri per l’Università di Milano, che a parte Farmacia (46esima posizione), Legge, Filosofia, Medicina (tra 50 e 100), galleggia tra 150 e 250.
La lista certifica il dominio di Gran Bretagna e Stati Uniti. Cambridge e Oxford sono nei primi dieci posti in 36 e 34 materie; Berkeley in 34, Stanford in 32. La classifica è stata realizzata sulla base delle valutazioni di 305 mila accademici e 194 mila datori di lavoro e analizzando 43 milioni di paper e 185 milioni di citazioni. L’analisi è stata allargata a una prospettiva per «macro aree»: Ingegneria e Tecnologia, per esempio, che vede il Politecnico di Milano al 24esimo posto; o Scienze sociali e del mana-gement, dove la Bocconi è 17esima al mondo.
«Una razionalizzazione positiva, quella italiana — secondo il ricercatore — che sembra creare un ecosistema sostenibile ed efficiente». Ma che non sana il peccato originale di un sistema «che non investe abbastanza nella ricerca e si lascia scappare giovani ricercatori preparati e competenti, rischiando seriamente di compromettere la propria compe-titività».
Antonella De Gregorio – Il Corriere della Sera – 8 marzo 2017