Il nodo fondi pensione. Il governo dovrà sciogliere il nodo dell’aumento dall’11% al 20% del prelievo sui fondi pensione. Tutti i gruppi ne chiedono la soppressione. Levata di scudi del Parlamento contro il Tfr erogato in busta paga ai dipendenti. Da chi ne chiede la soppressione a chi invece invoca una tassazione ridotta in luogo di quella ordinaria. Non solo.
Nel mirino di tutti i gruppi parlamentari finiscono anche altri cavalli di battaglia della prima Finanziaria targata Renzi, come la stabilizzazione del bonus da 80 euro, la decontribuzione dei neossunti, il regime agevolato per e partite Iva e la tassazione al rialzo dei fondi pensione.
Ad aprire il faldone dei circa 4mila emendamenti da tutte le forze politiche presenti in Parlamento, è la correzione di 4,5 miliardi ai saldi della manovra chiesta al Governo dalla Ue. L’emendamento firmato dal Governo prevede tra l’altro l’estensione del reverse charge a ipermercati, supermercati e discount (si veda Il Sole 24 Ore di sabato scorso) e, se l’Europa non darà il suo via libera all’estensione dell’inversione contabile alla grande distribuzione, l’aumento della clausola di salvaguardia sulle accise per carburanti di ulteriori 728 milioni da aggiungere ai 988 milioni già posti a garanzia della norma sullo split payment.
Sul Tfr in busta paga sono almeno otto le modifiche all’articolo 6 del ddl che ne chiedono la soppressione. A invitare il governo a cancellare la disposizione sono quattro emendamenti di deputati del Pd (Roger De Menech, Lorenzo Basso, Marco Marchetti, Gessica Rostellato), due del Movimento 5 Stelle (firmati da Girolamo Pisano, Vincenzo Caso, Laura Castelli), uno di Fi (Mariastella Gelmini, Rocco Palese, Luca Squeri, Renato Brunetta) e uno da Fratelli d’Italia (Massimo Corsaro). Poi ce ne sono tanti altri che chiedono al Governo di mantenere la tassazione separata anche per le somme di Tfr erogate in busta paga. Tra questi uno porta la sola firma di Stefano Fassina, che chiede anche un’estensione della norma con un meccanismo ad hoc per i dipendenti pubblici. Ma la tassazione agevolata è anche cara al capogruppo Pd in Commissione Finanze della camera, Marco Causi.
Nel mirino dei gruppi parlamentari è finito anche il bonus Irpef di 80 euro. Con un emendamento a prima firma Stefano Fassina e sottoscritto anche dal presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, e poi da Gianni Cuperlo, Beppe Civati, Miotto, D’Attorre, Pollastrini, Bindi, Damiano, La Forgia la minoranza Pd propone di destinare il credito d’imposta solo ai dipendenti con redditi bassi, prevedendo che il credito «non concorre alla formazione del reddito di importo pari a 960 euro per i percettori di reddito appartenenti a nuclei familiari il cui Isee non superi i 15mila euro e pari a 480 euro per quelli fra i 15 e i 16mila euro».
Per contrastare la povertà, i cittadini in Parlamento del M5S chiedono la sostituzione del bonus Irpef di 80 euro con l’introduzione del reddito di cittadinanza. Venti pagine di emendamento in cui si legge che «Il reddito di cittadinanza garantisce al beneficiario, qualora sia unico componente del nucleo familiare, il raggiungimento anche tramite integrazione, di un reddito annuo netto pari a 7.200 euro, stabilito con riferimento alla soglia di povertà relativa definita dall’Istat per il 2013». Mentre la Lega chiede al Governo l’introduzione di una “flat tax”, ovvero un’aliquota unica per tutti, più bassa per chi ha carichi familiari.
Tra gli altri nodi da sciogliere in commissione Bilancio e su cui il Governo sarà chiamato a pronunciarsi c’è anche quello della tassazione dei fondi pensione, elevata dal Ddl dal’11 al 20%. Tutti i gruppi ne chiedono la soppressione chi prevedendo la reintroduzione dell’imposta di successione, chi tagli lineari sui ministeri, o chi, come Fi, una rimodulazione delle tax expenditures. Molti altri gli emendamenti che chiedono di ridurne l’aumento con un’aliquota più contenuta. Scelta civica e il Pd chiedono poi un taglio dal 26 al 20% della tassazione sui fondi delle casse di previenza dei professionisti. Tra gli spoinsor della misura spiacca anche lo stesso sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti.
La minoranza Pd si è schierata compatta anche per elevare la dote attuale di 2 miliardi per gli ammortizzatori sociali fino a 2,7 miliardi di euro. Sulla casa Ncd, per mano di Paolo Tancredi, spinge per una tassa locale unica già entro il prossimo mese di aprile.
Intanto oggi la Commissione Bilancio procederà con le ammissibilità e lo stralcio degli emendamenti. L’obiettivo è quello di arrivare già domani a definire l’elenco dei 500 emendamenti segnalati su cui concentrare le attenzioni di Governo, relatore (Mauro Guerra del Pd) e l’intera commissione Bilancio. Sarà poi la capigruppo di oggi alla Camera a scadenzare l’avvio della discussione alla luce della decisione che prenderà sul Jobs act, ovvero anticiparne l’esame prima della stabilità o al contrario mettendolo in coda all’ex finanziaria, ad oggi attesa all’esame dell’Aula per il 24 novembre prossimo.
Il Sole 24 Ore – 11 novembre 2014