Tempo di crisi, tempi in cui il Governo deve incassare soldi mediante le imposte. Ed ecco quindi che torna a far capolino l’ipotesi di una tassazione sulle bibite gassate e zuccherate. Una tassa di “scopo” per tre anni che dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 250 milioni l’anno.
Sarebbero proprio le bibite gassate la vittima sacrificale per rifinanziare l’attuazione del piano per la non autosufficienza, il quale rientra tra le azioni in programma per il Ministero della Salute delineate dal recente Consiglio dei ministri.
Una tassa più volte “minacciata” dal Governo, un monito per corretti stili di vita e che potrebbe essere inserita nel cosiddetto «decretone sanità», che il ministro Renato Balduzzi dovrebbe portare al prossimo Consiglio dei Ministri.
Un’ipotesi boccita sul nascere dal Codacons. Il presidente dell’associazione Carlo Rienzi ha dichiarato: “È una tassa ipocrita perchè, con la scusa della corretta alimentazione e dello scopo sanitario, il governo vuole mettere le mani nelle tasche dei cittadini, aumentando il costo delle bibite gassate. In sostanza, per colmare i vuoti della casse statali si cerca di far perdere i chili di troppo agli italiani”.
E ancora: “Se davvero il governo ci tiene a diffondere uno stile di vita sano e una corretta alimentazione, dovrebbe aumentare l’informazione, specie attraverso campagne dirette ai giovani. Non si capisce poi perchè tassare solo le bibite gassate lasciando fuori altri prodotti alimentari che fanno altrettanto male alla salute, come merendine o patatine fritte.
Anche il settore alimentare sembra quindi destinato a subire la “cura Monti” e in questo specifico caso le dichiarazioni in merito ai corretti stili di vita da seguire appaiono soltanto come una scusa per (ri)mettere le mani nelle tasche degli italiani. Anche perché non esistono cibi buoni e cibi cattivi, piuttosto sono in commercio alimenti che conferiscono al consumatore un determinato apparto nutritivo piuttosto che un altro.
Ansa – 26 agosto 2012