I Santi patroni restano dove sono, almeno per il 2012. E i giorni in cui si celebrano continuano a essere considerati festivi se ricadenti in giornate lavorative. A chiarirlo è il segretario generale dell’Anci, Angelo Rughetti, che in una nota è intervenuto a dissipare i dubbi dei comuni sull’applicazione di una delle norme più controverse della manovra di Ferragosto. Quell’art. 1, comma 24, che per scoraggiare l’invalso costume dei ponti a cavallo delle festività civili e religiose ha stabilito che da quest’anno la gran parte delle ricorrenze (con esclusione di quelle concordatarie, del 25 aprile, del 1° maggio e del 2 giugno) dovesse cadere la domenica seguente oppure il venerdì precedente o il lunedì successivo a quest’ultima.
Peccato che l’individuazione delle festività da spostare sarebbe dovuta arrivare con un decreto di palazzo Chigi da approvare in tempo utile (entro il 30 novembre 2011) prima dell’inizio del nuovo anno. La scadenza è invece trascorsa invano e il 2012 è iniziato senza che i comuni sapessero la sorte delle rispettive feste patronali. Un particolare non da poco, visto che la ricorrenza del Santo patrono è da considerare giorno festivo a tutti gli effetti.
Secondo l’Anci, in assenza del dpcm e dal momento che la disposizione del dl 138/2011 «non apporta alcuna modifica alle date delle ricorrenze, è da ritenere tuttora vigente la disciplina contrattuale del comparto». Diversamente, sottolinea l’Associazione presieduta da Graziano Delrio, ci si troverebbe davanti a una situazione di vuoto normativo.
Per il comparto dei comuni, chiarisce la nota dell’Anci, continua dunque a trovare applicazione, l’art. 18, comma 6 del Contratto nazionale di lavoro del 6 luglio 1995 secondo il quale la ricorrenza del Santo patrono dell’ente in cui il dipendente presta servizio è considerata giorno festivo se cade in una giornata lavorativa.
di Francesco Cerisano ItaliaOggi del 12/01/2012