il capo economista dell’Ocse che il governo aveva indicato come nuovo presidente dell’Istat. Ma quello combinato mercoledì pomeriggio in commissione Affari costituzionali è un clamoroso pasticcio. La proposta di parere favorevole, presentata dalla relatrice e presidente Anna Finocchiaro, ha avuto 17 sì, 5 no e una scheda bianca.
Un voto in meno rispetto al quorum dei 18 necessari, visto che dal 2010 non basta più la maggioranza semplice ma servono i due terzi dei componenti e in commissione siedono 27 senatori.
In commissione, però, nessuno se n’è accorto. Né al momento del voto, né la mattina dopo. Ieri mattina, sui resoconti di Palazzo Madama, si leggeva che la «proposta di parere favorevole è approvata con 17 voti favorevoli, 5 voti contrari e una scheda bianca». Poi, in commissione, è arrivata la telefonata di Rocco Tritto, direttore del Foglietto , settimanale del sindacato Usi-Ricerca, sempre attento a tutto ciò che accade all’Istat. «Nessuno sapeva che il quorum era stato modificato — racconta — e che quindi il parere era stato bocciato. Incredibile». Un errore che viene ammesso dalla stessa commissione. Prima correggendo, in maniera ambigua, il resoconto dove ora si legge che il parere è stato «favorevole con maggioranza inferiore ai due terzi». Poi con un intervento della stessa Finocchiaro: «Nessun problema politico — dice
la presidente — si è solo fatto riferimento per errore alla vecchia disciplina». Già oggi il governo confermerà la scelta di Padoan, con un nuovo passaggio in consiglio dei ministri che farà ripartire da capo la procedura. Da Bruxelles, dove si trovava per un convegno, Padoan risponde con un «no comment», ma il pasticcio di Palazzo Madama non gli avrà fatto certo piacere. Anche perché adesso ottenere quel voto
in più non è così scontato. La maggioranza deve fare scouting sui quattro senatori assenti l’altra sera. Da escludere il leghista Roberto Calderoli e Maria Alberti Casellati visto che il suo partito, Forza Italia, ha contestato la scelta di Padoan per i suoi passati incarichi nella fondazione di Massimo D’Alema. Restano Loredana De Petris (Sel) che dice di «dover valutare» e l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, che appoggia il governo. L’altro giorno era assente per un altro impegno in commissione Giustizia. «Non conosco Padoan — dice lui — ma sono pronto a sostenerlo». Il suo sarà un sì, dunque. Ma in commissione la maggioranza i due terzi non li ha e il voto è segreto. Qualcuno che ha appoggiato il governo dall’esterno potrebbe non resistere alla tentazione di fare marcia indietro.
Lorenzo Salvia – Corriere della Sera – 17 gennaio 2014