Non potendo garantire l’efficacia e temendo una potenziale perdita dei mercati all’esportazione, il governo degli Stati Uniti ha deciso di non vaccinare il pollame contro l’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) che da mesi sta colpendo alcuni Stati.
Secondo gli ultimi dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) da dicembre ci sono stati 217 casi di HPAI che hanno portato alla morte di 46,7 milioni di uccelli.
Poiché il numero di casi è aumentato, il settore avicolo si è spaccato sulla necessità o meno di avviare un programma di vaccinazione: mentre gli allevatori dei tacchini, i più colpiti dall’epidemia, sono desiderosi di proteggere i loro animali, quelli dei broiler temono che ricorrere alla vaccinazione possa chiudere loro molti mercati esteri.
L’USDA ha quindi valutato la situazione e ha concluso che gli attuali vaccini “non soddisfano un adeguato livello di efficacia. Il vaccino attualmente disponibile offre solo il 60% di efficacia nei polli, lasciando quattro su 10 uccelli non protetti” si legge in un comunicato.
Le autorità sanno che la possibilità di chiusura dei mercati esteri è concreta: “Durante questa epidemia, l’USDA è riuscita a mantenere aperti molti mercati esteri per il settore avicolo e delle uova, mantenendo circa l’84% del valore delle esportazioni. Tuttavia, alcuni importanti partner commerciali hanno dichiarato che, nel caso si avviasse un programma di vaccinazione, si troverebbero costretti a vietare tutte le esportazioni avicole provenienti dagli Stati Uniti, fino a quando non sarà possibile completare una valutazione del rischio. La perdita di questi mercati porterebbe una potenziale perdita di miliardi di dollari, vendite che dovrebbero essere dirottatte verso altri mercati, interni o internazionali, senza una certezza sui tempi di riassorbimento dell’eccesso di produzione”.
L’USDA ha promesso che rivedrà la propria decisione sulla vaccinazione nel caso in cui vengano sviluppati vaccini più efficaci. “I vaccini saranno utilizzati solo se più mirati e più efficaci” si legge nel comunicato “Il piano sarà avviato prioritariamente nelle zone in cui quarantena, spopolamento e un maggiore livello di biosicurezza non possono fermare la diffusione del virus”.
Fonte Farmers Weekly Interactive (sa Unaitalia) – 11 giugno 2015