Il redditest non è uno strumento né repressivo, né di controllo. E neppure “psicologico”. Attilio Befera, direttore dell’agenzia delle Entrate, torna a parlare del software di autodiagnosi da parte del contribuente della propria correttezza tributaria.
Lo fa a Palermo, durante il convegno sulla fedeltà fiscale organizzato dalla direzione regionale della Sicilia dell’agenzia delle Entrate e dall’ordine dei dottori commercialisti del capoluogo siciliano. E ribadisce che l’Agenzia ha solo voluto predisporre uno strumento preventivo, con «l’obiettivo di dare ai cittadini la visione che l’Agenzia ha di loro».
D’altra parte, ha detto Befera, sulla lotta all’evasione bisogna anche saper uscire da molte ambiguità: «I distinguo non valgono. O si fa la lotta all’evasione oppure si lasci perdere. Non possiamo parlare di continuo di vessazioni. Facciamo il nostro lavoro, che è previsto dalla legge ed è evidente che tenere in piedi il sistema attuale, basato su un’accettazione implicita dell’evasione, non è più possibile».
Affermazioni anche in risposta a Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, che aveva invitato l’amministrazione a un cambiamento di visione per non assimilare all’evasione comportamenti che invece nulla hanno a che fare con la volontà di sfuggire al fisco, ma determinati dalla complessità del contesto. Nessuno sconto sul redditest: è evidente – è stato il giudizio – l’effetto psicologico di deterrenza. Siciliotti ha anche insistito sul contesto che può portare a migliorare i rapporti tra fisco e cittadini. «Sono convinto – ha detto – che i primi passi siano il taglio della spesa, la lotta agli sprechi e la volontà di far passare da qui un vero percorso di riduzione della pressione fiscale, da rafforzare poi destinando con convinzione a questa finalità i proventi della lotta all’evasione». Da parte sua, invece, Stefano Zamagni, professore di economia politica a Bologna, ha sostenuto che la strada da battere è quella dei premi agli onesti. Zamagni, in questo senso, non ha dubbi: «Se vogliamo che i cittadini paghino le tasse, dobbiamo introdurre un sistema di premialità per gli onesti. Quindi le risorse che vengono recuperate dalla lotta all’evasione devono essere reimpiegate per dare premi ai contribuenti corretti».
L’incontro di Palermo ha comunque offerto l’occasione per fare il punto sulle iniziative finalizzate a migliorare la fedeltà fiscale e, più in generale, la qualità dei rapporti tra fisco e contribuenti. L’Ocse – lo ha ricordato il direttore regionale dell’agenzia delle Entrate della Sicilia, Antonino Gentile – ha individuato cinque fattori che influiscono e determinano la tax compliance: norme, opportunità del sistema, deterrenza, fattori economici e fiducia. Un terreno sul quale l’Italia sconta ancora un grave ritardo, che – come ha sottolineato Gentile – l’Agenzia sta cercando di colmare. Sui rapporti tra amministrazione e operatori è intervenuto il generale Fabrizio Cuneo, comandante regionale Sicilia della Guardia di Finanza, consapevole del fatto che quella contro l’evasione diventa una battaglia culturale che deve impegnare tutte le parti sane della società. «È necessario coinvolgere di più i commercialisti, primi interpreti della normativa fiscale, e creare un nuovo circuito tra Gdf, Entrate e professioni per combattere chi attua le frodi più significative».
ilsole24ore.com – 1 dicembre 2012