La Stampa. Sino a tutto settembre gli infortuni mortali sul lavoro hanno raggiunto quota 910. È vero che nel confronto coi primi nove mesi del 2020 c’è un lieve calo (-1,8%, mentre di contro crescono dell’8,1% le denunce di infortunio), ma ancora una volta è la stessa Inail ad avvisare che si tratta di dati provvisori e che il confronto con gli anni passati richiede cautele. I sindacati ieri in piazza a Roma parlavano di mille morti dall’inizio dell’anno e, purtroppo, il dato è drammaticamente verosimile.
Drammatica recrudescenza
«Anche al netto dei contagi – commenta il presidente dell’Inail Franco Bettoni – i numeri sono tornati ad essere preoccupanti. Le statistiche dimostrano che si stanno attenuando gli effetti della pandemia sull’andamento infortunistico mentre emerge una drammatica recrudescenza degli infortuni e delle morti sul lavoro “ordinari”». Nel periodo gennaio-settembre, infatti, rispetto al 2020 in Italia si registra un aumento complessivo delle denunce di infortunio (30 mila in più rispetto all’anno scorso, col totale che arriva a quota 396.372), un decremento contenuto di quelle mortali e una risalita delle malattie professionali (40.470, +27,7%).
In particolare le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail sino a tutto settembre sono state 17 in meno rispetto al 2020, ovvero 910 anziché 927, con un calo dell’1,8% contro il -6,2% della rilevazione di agosto. Si tratta però di dati parziali e certamente sottostimati: il confronto tra il 2020 e il 2021, come detto, richiede cautela, in quanto i dati delle denunce mortali degli open data mensili, più di quelli delle denunce in complesso, sono provvisori e influenzati fortemente dalla pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare un rilevante numero di “tardive” denunce mortali da contagio, in particolare relative al mese di marzo 2020.
Per questo, per il momento, i dati rilevati al 30 settembre a livello nazionale evidenziano un aumento solo dei casi avvenuti in itinere, passati da 151 a 179 (+18,5%), mentre quelli in occasione di lavoro sono stati 45 in meno (da 776 a 731, -5,8%).
I settori e le regioni
La gestione «Industria e servizi» è l’unica a fare registrare un segno negativo (-5,5%, da 812 a 767 denunce mortali), al contrario dell’Agricoltura, che passa da 81 a 98 denunce di incidenti mortali (+21%), e del «Conto Stato» che sale da 34 a 45 (+32,4%). Dall’analisi territoriale emerge un aumento nel Sud (da 192 a 254 casi mortali), nel Nord Est (da 183 a 196) e nel Centro (da 162 a 176). Il numero dei decessi, invece, è in calo significativo soprattutto nel Nord Ovest (da 331 a 226) e quasi invariato nelle Isole che passano da 59 a 58.
Il decremento rilevato nel confronto tra i primi nove mesi del 2020 e del 2021 – segnala l’Inail nel suo ultimo rapporto mensile – è legato sia alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 98 a 86 (-12,2%), sia a quella maschile, che è passata da 829 a 824 casi (-0,6%). Il calo riguarda le denunce dei lavoratori italiani (da 785 a 775) e comunitari (da 46 a 31), mentre quelle dei lavoratori extracomunitari passano da 96 a 104. Dall’analisi per età emergono incrementi per gli under 30 anni (+8 casi) e 35-49 anni (+55), e decrementi in quelle 20-24 anni (-2 casi) e over 50 (-80 decessi, scesi per questa fascia da 633 a 553).
Più incidenti plurimi
Al 30 settembre di quest’anno risultano 15 incidenti plurimi avvenuti nei primi nove mesi dell’anno per un totale di 35 decessi, contro i 7 (con 14 decessi) del 2020. Di questi ben 21 sono stati incidenti stradali durante gli spostamenti casa-lavoro (due vittime in provincia di Bari e due in quella di Torino a marzo, quattro in provincia di Ragusa, due in provincia di Bologna e due in provincia di Ferrara ad aprile, sette in provincia di Piacenza e due a Catanzaro a settembre). Il rischio strada, complice la riduzione progressiva delle attività svolte in smart working, allarma non poco l’Inail e contribuisce per l’ennesima volta ad allungare una striscia di sangue che sembra sempre inarrestabile. P.BAR. —