Un mese fa l’aveva fatto intendere, poi l’ha sussurrato, ora l’ha scritto: si sono arricchiti usando il mio nome. Sono 35 pagine di rabbia quelle scritte da Giancarlo Galan e consegnate al gip di Milano Cristina Di Censo che ieri avrebbe voluto interrogarlo per conto del suo collega veneziano nell’ambito dell’inchiesta sul Mose, ottenendo però solo il deposito di una memoria e uno scuotimento di capo: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere».
L’ex governatore del Veneto si è difeso così dalle pesanti accuse della procura di Venezia, scaricando cioè ogni responsabilità di tangenti e pagamenti milionari su coloro che l’hanno indicato come il grande corrotto delle opere lagunari: Claudia Minutillo, Piergiorgio Baita e Giovanni Mazzacurati, cioè la sua ex segretaria, il superdirigente del gruppo Mantovani e il presidente storico del Consorzio Venezia Nuova (Cvn), concessionario unico ministeriale per gli interventi di salvaguardia di Venezia. I quali, in sostanza, dicono che Galan ha ricevuto mazzette per almeno un lustro: avrebbe incassato dal Cvn uno stipendio in nero di circa un milione di euro l’anno, avrebbe avuto 1,8 milioni per garantire i pareri favorevoli al Mose delle Commissioni Salvaguardia e Via regionali e si sarebbe fatto ristrutturare la villa sui Colli euganei a spese della Mantovani. «Dopo poco più di quattro anni di collaborazione con la Minutillo, che assunsi perché era molto efficiente(nell’aprile del 2000, ndr) decisi però di licenziarla e le ragioni furono gravi e molteplici…», aveva scritto in precedenza Galan precisando ora che il primo motivo del siluramento fu la scoperta di un’attività parallela di raccolta fondi «della quale io non sapevo nulla». E cita «contatti esclusivi», una campagna elettorale, quella del 2005, 200 mila euro e poi altri ancora e il conto di San Marino «nel quale non operai mai alcuna movimentazione. Lo fece invece lei che si appropriò more solito dei denari… Nel corso degli anni gestiva in prima persona molti rapporti con interlocutori, pubblici e privati, senza riferirmi alcunché». Per Claudia Minutillo si tratta di infamie. L’ex segretaria parla per bocca del suo avvocato, Carlo Augenti: «Screditare la persona è l’unica difesa rimasta ma fino ad ora i fatti sono stati riscontrati dall’autorità giudiziaria. Le assurde accuse non possono che essere smentite come false».
Quanto a Baita «non ho mai ricevuto denari da lui nel corso dei 15 anni di presidenza della Regione Veneto e ciò vale anche per il periodo successivo… E non esiste che la Mantovani abbia pagato i lavori di ristrutturazione di casa mia», insorge Galan. Anche Baita affida la reazione al suo legale, Alessandro Rampinelli: «Il mio cliente ha reso dichiarazioni riscontrate e riscontrabili e i giudici del Riesame di Venezia hanno confermato tutte le accuse in almeno una decina di ordinanze». Infine Mazzacurati, il quale sostiene di avergli versato un milione di euro l’anno anche se mai brevi manu . «A questo punto non si comprende chi gli abbia dato i soldi», osserva il legale dell’ex governatore, Antonio Franchini. Galan è meno diplomatico: «Da diverse fonti processuali emerge che molti denari consegnati a Mazzacurati servivano per scopi personali dello stesso, per milioni di euro, il che fa pensare che abbia usato la fantasiosa storia del milione di euro come copertura di proprie ingenti appropriazioni». Qui Mazzacurati non interviene, avendo scelto una linea difensiva soft. «Pur non volendo fare commenti ribadisco che il mio cliente ha sempre reso una collaborazione veritiera», si è limitato a dire l’avvocato Giovanni Battista Muscari Tomaioli, suo difensore. Insomma, Galan dice di non aver intascato un solo euro illecito. L’unica concessione: «L’acquisto del 7% delle quote di Adria infrastrutture, un’operazione che mi propose Baita quando ero governatore e che io accettai perché ero preoccupato per il mio futuro». In questa difesa totale sorprende almeno una cosa: che siano addirittura in tre a mentire e che tutti e tre siano stati ritenuti collaboratori attendibili dalla procura e da almeno due giudici.
Andrea Pasqualetto – Corrirere della Sera – 26 luglio 2014