Nicola Piepoli. Se si chiede alle famiglie italiane qual è stata la forza negativa che maggiormente ha stravolto le loro esistenze in questi dieci anni di crisi non ci sono dubbi: otto persone su dieci scelgono il crollo del loro reddito. Non c’è confronto rispetto alle mancate vacanze all’estero (13%), una minore vita sociale (12%), una più risicata attività sportiva (11%): il calo degli introiti ha divorato tutto, compresi i sogni.
È quanto emerge dall’ultimo sondaggio che noi dell’istituto abbiamo effettuato in esclusiva per La Stampa sulla percezione che gli italiani hanno del loro passato prossimo e del loro futuro. Un sondaggio che affronta due aspetti: passato e prospettive per le famiglie, passato e prospettive per il Paese. E spesso le visioni sono sovrapponibili.
Prevale il pessimismo
Partiamo per esempio dalla percezione che si ha del proprio Paese. Come per le famiglie, per 7 persone su 10 l’Italia è diventata più povera. Gli aspetti positivi di questi 10 anni non riescono a competere con quelli negativi, con due uniche eccezioni: la maggior attenzione all’ecologia e l’Alta velocità ferroviaria. Per il resto il panorama è abbastanza critico, ovunque nelle risposte s’incontra solo un immiserimento generale che si è materializzato in un reddito più basso per aziende e famiglie e in una vera e propria fuga delle aziende italiane verso altri Paesi. La vita sociale è diminuita e persino la vittoria negli sport è stata cancellata dalla perdita del sogno delle Olimpiadi in Italia.
L’Italia del futuro
Di fronte a questo quadro non certo ottimistico, cosa dovrebbe fare il nostro Paese per risorgere? Dalle risposte date emerge che c’è una fondamentale coincidenza tra ciò che lo Stato dovrebbe fare sul lungo periodo e ciò che il presente Governo potrebbe fare sul breve. L’esigenza di una maggior attenzione nei confronti dei cittadini e del welfare emerge prepotentemente. Nelle prime due posizioni (il 56% delle risposte) troviamo infatti due voci: venire incontro alle esigenze dei cittadini e migliorare l’efficienza di scuole e ospedali. Al terzo punto troviamo «curare di più la meritocrazia». Poi abbiamo più investimenti, un’amministrazione pubblica a misura dei bisogni, un miglioramento della vivibilità e dei trasporti, più cultura, città più vivibili e un miglioramento dei trasporti.
Il divario tra le famiglie
Se scendiamo al livello del nucleo familiare, il quadro si fa un po’ più roseo. La differenza tra coloro che pensano di avere una famiglia più ricca rispetto a 10 anni fa e coloro che pensano di averla più povera è meno evidente, ma resta alta: quasi il 40%. Ed è proprio qui che si annida quella disuguaglianza che mette in pericolo la coesione sociale.
Se esaminiamo le forze positive e negative sviluppatesi nel corso degli ultimi 10 anni, le prime risultano più variegate (vengono messe in rilievo il reddito più alto, la maggior cultura, la cura del proprio corpo e della propria alimentazione, una maggior partecipazione alla vita familiare e alla vita sociale), ma come detto tra quelle negative spicca inesorabilmente il crollo del reddito.
Sulla base di queste indicazioni, come si vedono le famiglie italiane tra dieci anni? Il pessimismo sul passato gioca un peso determinante nelle visioni sul futuro. Solo una persona su 5 intravvede una speranza di miglioramento della sua famiglia. Percentuale che sale leggermente se si pensa al sistema Paese: uno su quattro lo vede più ricco.
La Stampa – 14 dicembre 2016