Era arrivato a San Luca, nella primavera del 2010, a casa del boss Giuseppe Pelle, per chiedere un sostegno elettorale. Vincenzo Cesareo, medico con la passione per la politica (suo padre è stato sindaco di Cetraro negli anni ’80), era in ottimi rapporti con il mammasantissima.
Tanto da confidargli: «Siamo come fratelli». La frase – finita nell’inchiesta “Reale 3” della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria – spegnerebbe sul nascere l’ambizione di chiunque voglia fare carriera negli apparati pubblici. Ma non in Calabria. Da poche settimane Cesareo è stato nominato direttore sanitario degli ospedali di Cetraro e Praia a Mare, diventando l’uomo più potente della sanità del Tirreno cosentino. Si troverà a gestire una situazione non facile perché questa porzione di Calabria è una di quelle più interessate dai tagli imposti dal Piano di rientro dal debito sanitario. Non che gli manchi la buona volontà: tra i primi atti compiuti c’è la richiesta di una relazione sull’andamento delle unità operative e dei reparti. Il suo nome è finito da tempo sulla scrivania dei magistrati antimafia per i suoi rapporti con il boss di San Luca e la sua relazione privilegiata con Guglielmo Quartucci, titolare della clinica che avrebbe dovuto aiutare Pelle a tirarsi fuori dal carcere grazie a una perizia che gli investigatori considerano «generosa».
LE INTERCETTAZIONI – Cesareo, con un passato da consigliere regionale nelle fila di Forza Italia, tenta di nuovo la scalata a Palazzo Campanella. Nel 2010 (non prima di aver tentato nel 2006 un’avventura alla Camera con la Lega Nord) si candida nelle fila dei «Socialisti uniti» all’interno della coalizione di centrodestra che sostiene il futuro governatore Peppe Scopelliti. La competizione è difficile e Cesareo spera nell’appoggio dei Pelle. Che tuttavia non si rivela decisivo perché la rincorsa a un posto in Consiglio regionale fallisce. Non resta che sperare in qualche incarico amministrativo. Cesareo non ne fa mistero e lo confida al suo amico medico Quartucci. Quest’ultimo gli chiede «aiuto anche sul fronte politico al suo interlocutore («…quando andiamo a Catanzaro noi?»). In quei giorni, infatti, la Regione Calabria doveva decidere in merito ad una drastica riduzione dei posti letto delle strutture sanitarie accreditate e Quartucci rappresentava anche tale questione al Cesareo, il quale rispondeva che si sarebbe rivolto ad un amico che poteva vantare amicizie con personaggi importantissimi della politica regionale e nazionale (“è un amico intimo di Scopelliti di tempi di An… è uno che fa politica… ha un movimento che là a Milano… era, prima era con la Santanchè… ora è con Fini di nuovo … non … non ci sono problemi. Ok?”)».
IL PROGETTO COMPIUTO – In una serie di conversazioni registrate, è sempre Cesareo a illustrare i suoi piani a Quartucci: «Io devo andare a fare il direttore generale, Guglielmo, non ti preoccupare di questo!». Desiderio esaudito: poche settimane fa è arrivato il decreto a firma del direttore generale dell’Asp di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, che lo nomina direttore sanitario delle due strutture ospedaliere. Le motivazioni? Riorganizzazione della struttura provinciale cosentina.
Corriere.it – 14 aprile 2014