«Siamo con i nostri dipendenti, infermieri, medici e amministrativi. La loro è una professione di frontiera». L’Usl Scaligera si costituirà parte civile al processo contro Matteo Querzoli, che si terrà il 19 marzo. Lo ha annunciato ieri il direttore generale, Pietro Girardi.
Direttore, come è maturata la scelta?
«Era doverosa nei confronti del nostro medico. Non possiamo permettere che accadano gesti di questo genere e stare a guardare. Adesso confidiamo nella giustizia: il fatto che l’aggressore è ai domiciliari è già una buona notizia. Il processo già a marzo garantirà tempi rapidi».
Cosa è successo ieri pomeriggio (mercoledì, ndr ), stando alle vostre ricostruzioni?
«È stato un caso limite: un aggressione da parte di una persona con problemi di natura personale, l’infermiere stava semplicemente svolgendo il suo lavoro, non poteva aspettarsi nulla del genere».
Quindi escludete che si tratti della reazione di una persona esasperata?
«Assolutamente. Ieri il pronto soccorso ha funzionato correttamente: i quattro ambulatori erano al lavoro senza intoppi e senza attese per l’utenza. Quanto è successo dopo è stato imprevedibile. Per fare un’analogia, è come se in strada, una persona, senza alcun motivo, iniziasse a prendere a pugni un’altra».
Da inizio anno ci sono stati altri due episodi di violenza al pronto soccorso, anche se all’ospedale di San Bonifacio. Che sta succedendo?
«Mi auguro che si trattino di casi isolati: sono avvenuti a distanza ravvicinata, ma non alterano, al momento, quella che è la tendenza. Penso che non sia una questione inerente alla professione medica, quanto, piuttosto, un fenomeno sociologico: viene meno il rispetto nel confronto dei professionisti».
Nel caso del Pronto Soccorso di Legnago, però, i sindacati lamentano da tempo un organico sottodimensionato. Vi risulta il problema?
«Sì, ce ne stiamo prendendo carico. È già stato indetto un concorso per coprire i posti che sono necessari. Purtroppo, però, le risposte sono state inferiori alla nostra domanda, per cui lo ne indiremo un altro. Purtroppo è una situazione che, in ambito sanitario, occorre fare i conti sempre più spesso, soprattutto con gli infermieri».
IL Corriere di Verona – 16 febbraio 2018