Repubblica. Un decreto Lavoro che smantella il Reddito di cittadinanza, allunga la durata dei contratti a termine senza causali, taglia ancora un po’ il cuneo fiscale mettendo qualche decina di euro extra nelle buste paga dei lavoratori dipendenti, ma solo da maggio a dicembre. E aumenta i fringe benefit, forse li raddoppia dai 258 euro attuali, per i dipendenti con figli. Un decreto che parte da 3,4 miliardi: tanto quanto vale lo scostamento, ovvero il maggior deficit che Camera e Senato dovranno rivotare oggi. La premier Meloni non ha dubbi: «Il primo maggio daremo un segnale ai lavoratori». Il Consiglio dei ministri viene dunque confermato per lunedì prossimo, festa del lavoro, a meno di sorprese nel voto parlamentare di questa mattina. Come pure ci sarà il confronto della vigilia con i sindacati a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni e i ministri Giancarlo Giorgetti dell’Economia e Marina Calderone del Lavoro, convocato ieri per domenica alle 19. Confronto richiesto dagli stessi leader di Cgil, Cisl e Uil. E che però avviene a poche ore appena dal varo del decreto e dunque senza quasi un reale margine di trattativa sui temi.
«Il primo maggio non sarà un giorno di festa, ma di mobilitazione », dice Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil. «Vedremo cosa ci sarà nel decreto, per ora siamo preoccupati per lemisure che il governo sta per prendere. Non sarà una festa perché c’è ancora tanta gente che soffre, tanti lavoratori in grande difficoltà con le crisi aziendali, tanti giovani che non trovano lavoro. E chi lavora è precario e poco retribuito ». La Cisl di Luigi Sbarra apprezza la convocazione, seppur tardiva, del governo. Ma guarda con qualche perplessità alla liberalizzazione annunciata sui contratti a termine, augurandosi che su proroghe, durate e rinnovi ci sia un rimando secco alla contrattazione collettiva, come fatto dal governo Draghi. «Il contratto a termine dibreve durata dovrebbe costare di più – dice Sbarra – e quel maggior costo andrebbe usato sia per migliorare le retribuzioni che per contribuire a un fondo nazionale per la previdenza dei giovani».
Maurizio Landini, leader Cgil, punta sul comizio del primo maggio che terrà, assieme a Sbarra e Bombardieri, a Potenza. Sarà la prima risposta, quasi in diretta, al decreto Lavoro che verrà licenziato nel frattempo a Roma. Lo slogan della festa, ispirato alla Costituzione – “Fondata sul lavoro” – servirà a Cgil, Cisl e Uil per lanciare un mese di mobilitazione «peruna nuova stagione del lavoro e dei diritti»: il 6 a Bologna, il 13 a Milano, il 20 a Napoli. «Il governo non pensi al lavoro solo il primo maggio, ma in tutti gli altri giorni dell’anno», continua a ripetere Landini. L’impianto del decreto, come divulgato da alcune bozze, vede la Cgil scettica. A partire dal taglio minimo del cuneo fiscale che si aggiunge agli altri due, fatti dal governo Draghi e dallo stesso governo Meloni in legge di bilancio: tre punti in meno per i redditi fino a 25 mila euro e due punti in meno per quelli fino a 35 mila euro. «Cosa succederà dopo il 31 dicembre quando il taglio scadrà? », si chiede Landini. Nel Def gli spazi per un rinnovo – che potrebbe costare almeno 8 miliardi – non ci sono. «Non è il momento di fare propaganda – insiste Landini – ma di risolvere i problemi perché la gente non ce la fa ad arrivare a fine mese e i giovani vivono una precarietà che non è accettabile». L’intervento sui contratti a termine – la cui durata senza una causale, ovvero una motivazione, verrà allungata fino a 24 o anche 36 mesi – mette in ansia i sindacati che parlano di «liberalizzazione» della precarietà, dopo lareintroduzione dei voucher.
E infine la cancellazione del Reddito di cittadinanza, sostituito da altri due strumenti (Gal e Gil): altro elemento divisivo del decreto. L’operazione consente al governo di risparmiare 3 miliardi all’anno dal 2024 in poi. La scure potrebbe però essere anche più severa.