«Una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale con misure serie, irreversibili, non solo legate alla revisione della spesa, che porterà nel primo semestre 2014 risultati immediati». Eccolo il passaggio tanto atteso che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha dedicato al taglio delle tasse sul lavoro, il cosiddetto cuneo, cioè la differenza tra la busta paga netta del lavoratore e il costo per l’azienda di quello stesso lavoratore, che in Italia è fra le più alte tra i Paesi avanzati, essendo il peso delle tasse e dei contributi sociali pari al 47,6% del costo del lavoro (dati Ocse).
GLI INTERROGATIVI – Poche parole, quelle di Renzi, che hanno suscitato interrogativi fra le imprese, che dovrebbero beneficiare insieme con i lavoratori dello sconto. Innanzitutto: che vuol dire «a doppia cifra», va inteso in percentuale, ovvero minimo il 10%, o in termini assoluti, cioè almeno 10 miliardi? Giorgio Merletti, per esempio, presidente della Confartigianato, ha osservato, dati Eurostat alla mano, che essendo la tassazione complessiva sul lavoro pari a 344 miliardi di euro all’anno, tagliarla del 10% significherebbe trovare 34-35 miliardi: «Verrebbe da dire “Troppa grazia San Matteo”», ha quindi concluso. Più realisticamente Confindustria faceva osservare che l’associazione aveva chiesto inutilmente al governo Letta un taglio di almeno 10 miliardi. Non a caso ieri il presidente Giorgio Squinzi ha subito espresso soddisfazione per l’annuncio di Renzi.
IL TAGLIO DI DIECI MILIARDI – In serata, da Palazzo Chigi, hanno infine chiarito che la «doppia cifra» va intesa come 10 miliardi. Del resto, ciò è coerente con quanto dicevano nei giorni scorsi gli esperti del presidente del Consiglio, ragionando su una riduzione per il 2014 di almeno 7-8 miliardi così ripartita: circa 5 miliardi a favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati attraverso l’aumento delle detrazioni a beneficio in particolare dei redditi bassi, e il resto a vantaggio delle imprese, con il taglio del 10% dell’Irap.
Certo, ora la palla passa al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che è sicuramente favorevole al taglio del cuneo, ma che dovrà comunque presentare in consiglio dei ministri e in Parlamento provvedimenti provvisti di copertura finanziaria certa. In questo senso, ipotizzando che gli sgravi sul lavoro scattino entro il primo semestre dell’anno, bisogna trovare una copertura per il 2014 di almeno 5 miliardi, se si decide per esempio un taglio di 10 miliardi su base annua. Le risorse, verranno in buona parte dal taglio della spesa pubblica (si ipotizza di 4 miliardi già quest’anno).
IL NODO LAVORO – In parallelo col taglio del cuneo arriverà, «entro marzo», il «Piano per il lavoro» con «normative profondamente innovative». Toccherà al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, farsi carico dell’introduzione del «contratto di inserimento». Renzi ieri non vi ha fatto cenno, forse per non riaprire la polemica sull’articolo 18, che scomparirebbe per i nuovi assunti per i primi 2-3 anni di lavoro, anche se il presidente del Consiglio ha significativamente detto: «Se non riusciamo a creare nuove assunzioni, il problema delle garanzie dei nuovi assunti neanche si pone». Poletti ha annunciato che dialogherà con imprese e sindacati. Le reazioni delle parti sociali sono per il momento generalmente favorevoli (a parte una marcata cautela della Cgil). Sul tavolo il governo metterà anche sussidio di disoccupazione universale e il rafforzamento del fondo di garanzia per l’accesso al credito delle piccole e medie imprese. Anche qui bisognerà trovare coperture certe.
25 febbraio 2014