Non ha precedenti il grido d’allarme della Chiesa africana per la devastazione provocata dal Covid. Dallo Zambia al Sudafrica i vescovi del continente più povero denunciano il disastro provocato in sistemi sanitari fragili dalla variante sudafricana del Sars-Cov-2 che in una settimana ha ucciso sette suore cattoliche a Port Shepstone, nella diocesi di Marianhill. Il virus mutato ha colpito tra gli altri, l’arcivescovo di Durban. Sos degli episcopati africani per le varianti che rendono più contagioso il Sars-Cov-2: «I nuovi contagi sono più trasmissibili e più diffusi in termini di localizzazione geografica. le strutture sanitarie sono allo stremo sotto il peso dell’escalation di ricoveri in ospedale e della massiccia necessità di ossigenoterapia».
Emergenza a Pechino
Un distretto di Pechino dove vivono circa 1,7 milioni di persone è stato sottoposto a lockdown, dopo gli ultimi casi di contagio nella capitale cinese. Le autorità di Daxing hanno deciso di testare tutti i residenti per il Covid-19 e hanno vietato loro di lasciare Pechino senza approvazione. A Daxing è stata anche chiusa una stazione della metropolitana, in corrispondenza dei casi di contagio rilevati nel distretto, sei dei sette registrati complessivamente a Pechino, il numero più alto dal 28 dicembre scorso. La municipalità della capitale ha anche esteso il periodo di restrizioni per chi entra nella capitale dall’estero a 28 giorni dai 21 precedenti. A livello nazionale, la Cina ha registrato oggi 103 nuovi contagi confermati, 88 dei quali sviluppatisi localmente. La diffusione del virus nel nord-est – nelle provincie di Heilongjiang e Jilin, oltre allo Hebei, che confina con Pechino – continua a preoccupare le autorità che hanno messo in quarantena circa trenta milioni di abitanti. Oltre ai contagi accertati si registrano anche 58 nuovi casi asintomatici, conteggiati a parte rispetto al totale. Dall’inizio dell’epidemia, la Cina conta 88.557 contagi confermati e 4.635 morti.
Escalation di casi
Il Brasile ha registrato 1.183 morti di Covid-19 e 63.504 contagi nelle ultime 24 ore, secondo le segreterie locali di salute. Il bilancio totale dall’inizio della pandemia sale a 211.511 morti e 8.575.742 casi accertati. Si aggrava la crisi innescata dalla mancanza di ossigeno nello Stato brasiliano di Amazonas: nelle ultime ore sono morte almeno 14 persone per asfissia nei comuni interni della regione. L’operazione organizzata dal governo e dalle Forze Armate brasiliane per far fronte al grave deficit di ossigeno è infatti servita solo a Manaus, il capoluogo, ma la situazione è ancora drammatica per il resto della regione. L’ossigeno inviato a Manaus è bastato solo agli ospedali della città più grande dell’Amazzonia e non è stato distribuito, ha denunciato il sindaco di Coari. Proprio a Coari, dove lunedì dovevano arrivare 40 bombole che non si sono viste, sono morte 7 persone per mancanza di ossigeno e altri sette pazienti, tutti della stessa famiglia (la bisnonna, due nonni, due genitori e due zii) sono morti per asfissia anche a Faro, comune del vicino stato di Parà. Anche secondo Medici senza Frontiere, la crisi si è già estesa ben oltre Manaus. Con oltre 232mila casi e 6.300 morti per Covid, lo Stato di Amazonas ha avuto un tracollo la scorsa settimana non solo per la mancanza di ossigeno ma anche per la carenza di posti letto. La situazione ha costretto il governo a dichiarare un coprifuoco di undici ore al giorno e il ministero della Difesa a organizzare un’operazione con aerei militari per trasportare ossigeno a Manaus e trasferirei pazienti con Covid in altre città.
Secondo il governatore di Amazonas, Wilson Lima, il consumo di ossigeno negli ospedali dello Stato è passato da una media di 15mila metri cubi al giorno alla fine dello scorso anno ai 76mila metri cubi attuali; e White Martins, l’unica azienda fornitrice nella regione riesce a produrre solo 28.200 metri cubi giornalieri. Le scene negli ospedali, i medici disperati ed esausti, i cimiteri traboccanti e i parenti di pazienti che chiedono ossigeno o lo acquistano sul mercato nero hanno innescato una mobilitazione in tutto il Paese;e vari artisti, calciatori e ong hanno finanziato e organizzato carichi di bombole di ossigeno da spedire in Amazzonia. Il Brasile, con 210 milioni di abitanti, è uno degli epicentri della pandemia da nuovo coronavirus; il secondo Paese con il maggior numero di morti al mondo da covid-19 dopo gli Stati Uniti, con quasi 211.500 decessi, e il terzo con il maggior numero di infezioni, con 8,57 milioni di casi.
Scontri in Tunisia
Altra notte agitata in unisia dal punto di vista della gestione dell’ordine pubblico. In alcune città ci sono stati ancora disordini. Tafferugli tra giovani e forze di sicurezza, con il consueto scenario di sassaiole da una parte e uso di gas lacrimogeni dall’altra si sono registrati a Cité Etthadamen, a Citè Intilaka, sobborghi popolari della capitale, a Kasserine, Sidi Hassine, Jebel Jelloud, ma l’intervento in forze della polizia ha impedito il verificarsi degli incidenti delle notti passate, secondo i media locali. Nei disordini delle scorse notti sono stati arrestati oltre 600 giovani e giovanissimi. Ieri sera il premier Hichem Mechichi ha parlato in tv in prima serata dicendo di «comprendere le proteste e il desiderio di esprimersi di tanti tunisini» ma di non giustificare «il mancato rispetto del coprifuoco notturno, i saccheggi e le devastazioni di proprietà pubbliche e private». Un discorso che pare non abbia convinto troppo i giovani, almeno ad osservare le vignette ironiche già apparse sui social che lo accostano all’ultimo discorso in tv di Ben Ali, prima della sua fuga in Arabia Saudita. La situazione socio-economica tunisina attuale, in effetti, è piuttosto critica con un crollo del Pil dovuto alla pandemia del 9% e la mancanza di prospettive concrete di ripresa nell’immediato. Preoccupante anche la situazione Covid, con 184.483 casi confermati al 18 gennaio, un numero elevati di decessi nelle ultime 24 ore (94), che portano il totale dei morti per il virus a 5.844. 1.985 sono le persone ricoverate, di cui 381 in terapia intensiva e 124 in respirazione assistita. Il premier Mechichi ha annunciato sabato scorso un sostanzioso rimpasto governativo, per dare maggior efficacia all’azione dell’esecutivo, che interessa ben 11 ministri, atteso ora al vaglio del parlamento.