Il “venerdì nero” di miniImu e maggiorazione Tares è stato finalmente archiviato – tra code ai centri di assistenza fiscale e polemiche sui giornali – ma il tema eterno delle tasse immobiliari promette di tener compagnia ancora ai contribuenti e alla politica.
La settimana che si apre domani, anzi, dovrebbe dare parole decisive su due domande intrecciate, che saranno martedì al centro dell’incontro fra Governo e sindaci: dove si trovano i soldi per mettere in piedi un sistema vero di sconti per l’abitazione principale, in modo almeno da non portare la Tasi nelle case che per il loro basso valore catastale non hanno mai pagato né Ici né Imu? E come far quadrare i conti dei Comuni, per evitare che i forti sconti offerti alle case di più alto valore catastale (quelle che pagavano la maggior parte dell’Imu) non mettano a gambe all’aria i bilanci dei municipi, soprattutto nelle città che già nel 2013 hanno portato in alto le aliquote dell’Imu?
Per rispondere alla prima domanda, il Governo è intenzionato a proseguire sulla strada annunciata via comunicato l’8 gennaio scorso, ma ancora non tradotta in un emendamento: l’idea è quella di permettere ai Comuni di superare i tetti massimi di aliquota (Tasi al 2,5 per mille sulle abitazioni principali non di lusso, Tasi+Imu al 6 per mille sulle poche abitazioni lussuose secondo il Fisco e al 10,6 per mille su tutti gli altri immobili) e di prevedere uno 0,8 per mille aggiuntivo per produrre ulteriori entrate da destinare esclusivamente agli sconti per le abitazioni principali.
La risposta alla seconda domanda, quella che riguarda i conti dei Comuni, passa invece dall’attribuzione ai sindaci di almeno un miliardo aggiuntivo di Ici su capannoni, alberghi e centri commerciali, che oggi va allo Stato (tutto il gettito prodotto dall’aliquota del 7,6 per mille sugli immobili di «categoria D» finisce all’Erario).
Ai contribuenti, naturalmente, interessa in modo più immediato la prima questione, anche se da anni la febbre dei bilanci comunali si trasferisce direttamente sul carico fiscale, dopo che è nella sostanza tramontato il vecchio sistema dei trasferimenti statali. Ma che cosa succederà al trattamento fiscale degli immobili degli italiani, alla luce dei due correttivi che stanno per essere introdotti alla sofferta riforma del Fisco locale?
Le abitazioni principali rappresentano il cuore della partita politica che si sta giocando ormai da un anno, e il loro destino fiscale dipende tutto dalle detrazioni. Nel suo assetto standard, la Tasi (con aliquota all’1 per mille e senza detrazioni fisse per legge) fa pagare di più le case medio-piccole, anche quelle che non hanno mai versato Ici o Imu perché gli sconti-base bastavano ad azzerare l’imposta, mentre alleggerisce rispetto all’Imu il conto sulle case di valore più alto, su cui era caricata la maggioranza della vecchia imposta. Il lungo lavorio sulle detrazioni serve a evitare questo effetto “indesiderato”, ma tutto dipenderà dalle scelte dei Comuni: per ottenere le risorse aggiuntive (500 milioni già messi sul piatto dalla legge di stabilità, più il resto che arriverà con gli aumenti di aliquota oltre i tetti di legge secondo il correttivo del Governo) dovranno preve7I parametri standard sono le caratteristiche dell’imposta fissate dalla legge statale: per l’Imu l’aliquota del 4 per mille sulle abitazioni principali, accompagnata da una detrazione fissa da 200 euro, e del 7,6 per mille sugli altri immobili, per la Tasi l’aliquota dell’1 per mille su tutto, senza detrazioni. I Comuni possono modificare le aliquote dere sconti, ma nulla dice che le detrazioni saranno generalizzate come quelle dell’Imu. Le amministrazioni, quindi, potranno decidere su chi concentrarle, per esempio sulle famiglie numerose e quelle a reddito basso, riservando a loro benefici ed esenzioni.
Per gli altri immobili, dalle seconde case ai capannoni e ai negozi che hanno già pagato tutti gli aumenti nel passaggio dall’Ici all’Imu, la prospettiva migliore per il 2014 sembra quella di replicare senza aumentarlo il carico fiscale sopportato nel 2013: ma per molti non sarà così.
Il Sole 24 Ore – 26 gennaio 2014