Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato con i voti della maggioranza la legge che autorizza l’esecutivo regionale ad impegnare in sanità i risparmi di spesa ottenuti nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, una volta approvati i bilanci del servizio sanitario regionale. Critiche le opposizioni: “Come si fa ad affermare – aveva chiesto polemicamente Anna Maria Bigon (Pd) – che in Veneto i Lea sono già adeguatamente garantiti quando ci sono 500 mila visite in lista di attesa, mancano medici e infermieri nel servizio sanitario regionale, e la spesa per la salute mentale è la metà del minimo previsto a livello nazionale? Noi chiediamo che almeno il 50 per cento degli eventuali risparmi in sanità vengano investiti nella prevenzione e che la commissione regionale Sanità sia coinvolta nel decidere l’impiego degli eventuali risparmi conseguiti”.
La norma – ha spiegato la relatrice Silvia Maino (Lega – LV) – si pone in linea con le recenti sentenze della Corte Costituzionale, l’ultima delle quali in merito all’istituzione del corso di laurea di medicina a Treviso, che autorizzano le regioni ‘virtuose’ a mantenere nelle proprie disponibilità eventuali risparmi conseguiti nella gestione del servizio sanitario regionale, purchè siano impiegati per finalità sanitarie. “Evidente la positività di questa norma– ha aggiunto Maino – in quanto consentirà alla Regione di utilizzare, con certezza di diritto, i risparmi di bilancio conseguiti nel servizio sanitario regionale per erogare agli assistiti prestazioni e servizi ulteriori rispetto ai livelli essenziali di assistenza già garantiti. Già ora, in base agli ultimi piani sociosanitari regionale 2012-2016 e 2019-2021, il servizio sanitario del Veneto garantisce prestazioni aggiuntive ai Lea nazionali, con particolare attenzione ad alcune patologie o categorie di pazienti alle quali i criteri nazionali di assistenza non garantiscono la gratuità, come ad esempio i trasporti sanitari per i disabili, l’erogazione di alcuni farmaci di sollievo per patologie croniche invalidanti e neoplasie, o alcuni metodi di cura per lo spettro autistico, oltre alle risorse per gli assegni di cura, per alcune tipologie di servizi psichiatrici, e per i progetti di vita indipendente. L’ultimo monitoraggio, che risale al 2019, vede il Veneto al primo posto nell’erogazione dei Lea”.
Sul provvedimento la vicepresidente della commissione sanità Annamaria Bigon (Pd), relatrice di opposizione, ha mosso due critiche di fondo: l’incerta e difficile quantificazione dei risparmi in sanità e le lacune che si registrano anche in Veneto nel garantire i livelli essenziali di assistenza nelle attività di tutela della salute e di assistenza sanitaria specialistica, ospedaliera, farmaceutica e territoriale. “Come si fa ad affermare – ha chiesto polemicamente Bigon – che in Veneto i Lea sono già adeguatamente garantiti quando ci sono 500 mila visite in lista di attesa, mancano medici e infermieri nel servizio sanitario regionale, e la spesa per la salute mentale è la metà del minimo previsto a livello nazionale? Noi chiediamo che almeno il 50 per cento degli eventuali risparmi in sanità vengano investiti nella prevenzione e nella cura del disagio psichico, in particolare dei più giovani, e che la commissione regionale Sanità sia coinvolta nel decidere l’impiego degli eventuali risparmi conseguiti”.
“La Regione Veneto adempie a tutti i parametri previsti per l’erogazione dei servizi previsti dai livelli essenziali di assistenza – ha replicato l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin – secondo criteri oggettivi di misurazione nazionale. Il bilancio della nostra sanità è sano nonostante il Covid, che peraltro ha appesantito i bilanci delle regioni italiane per 8 miliardi complessivi. Con questa disposizione di legge potremo reinvestire gli attivi in ulteriori livelli essenziali di assistenza”.
Ai due articoli del testo di legge l’aula ha affiancato un ordine del giorno bipartisan, presentato da Cristina Guarda (Europa Verde) e da Sonia Brescacin (Lega – LV) e votato all’unanimità, che impegna la Giunta regionale a relazionare alla commissione Sanità del Consiglio almeno una volta l’anno sull’entità dei risparmi e sul loro utilizzo.
Nel corso del dibattito Cristina Guarda (EV) aveva sollecitato il coinvolgimento diretto della commissione consiliare, Elena Ostanel (Il Veneto che vogliamo) aveva chiesto di esplicitare nella legge le destinazioni di eventuali risparmi sui Lea, Francesca Zottis (Pd) ha rivendicato al Consiglio le scelte di indirizzo e programmazione sanitaria e la presidente della commissione sanità e Sonia Brescacin ha difeso l’utilità di una legge che consentirà di migliorare il servizio sanitario, in modo flessibile rispetto alle esigenze del momento, e ha ricordato come il Veneto garantisca già livelli di assistenza extraLea, come il concorso nelle spese residenziali per i non autosufficienti. In difesa dell’utilità della legge è intervenuto anche Stefano Valdegamberi (misto) che vede nel reimpiego dei risparmi in sanità una buona prassi per implementare l’integrazione tra sanità e sociale e per garantire migliori servizi nelle cure e nell’assistenza.