Maurizio Bortoletti, colonnello dei carabinieri torinese che abita a Padova, da commissario straordinario ha “salvato” l’Asl di Salerno, tanto da essere citato dal presidente della Corte dei conti come esempio virtuoso.
«Quei quattro anni al comando dei carabinieri di Adria non li dimenticherò mai. E’ stato un periodo molto bello, in Polesine mi sono fatto tanti amici e quando posso torno a trovarli». Il colonnello Maurizio Bortoletti, oggi quarantaseienne, famiglia torinese, nel 1994, fresco di Accademia, era arrivato a dirigere la Compagnia di Adria con il grado di capitano. Biondo, alto, affabile, molti in Polesine lo ricordano con simpatia.
Da allora ne ha fatta di strada. Oggi si parla di lui perché, commissario straordinario della Asl più disastrata d’Italia, quella di Salerno, un debito consolidato di 1,7 miliardi di euro, è riuscito in nove mesi a riportarla in equilibrio di bilancio per la parte corrente e a garantire i pagamenti ai fornitori entro i novanta giorni, diminuendo drasticamente il contenzioso legale: in precedenza i ritardi ammontavano a 500 giorni. Un risultato tale che il presidente della Corte dei conti campana, Tommaso Cottone, che aveva definito l’andazzo del passato «una gestione della cosa pubblica improvvisata, che va oltre la malafede», ha citato ora l’amministrazione del colonnello Bortoletti come un esempio virtuoso. «Lo strano caso dell’Asl di Salerno» lo ha definito la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che non ha risparmiato le lodi all’ufficiale dei carabinieri prestato alla sanità pubblica. Il settimanale Panorama nell’ultimo numero ha dedicato a Bortoletti un ampio servizio dal titolo significativo “Così arresto gli sprechi”.
Quando il colonnello, in febbraio, ha presentato i risultati di questi mesi di gestione, da buon investigatore, per di più avvocato con seconda laurea in scienza dell’amministrazione e un master in gestione di impresa alla Business school di Bologna, ha raccontato le domande che si è fatto davanti al buco dell’azienda sanitaria salernitana, la più grande d’Italia per numero di dipendenti, 9mila. «Come si fa a perdere 760mila euro al giorno e che nessuno si vergogni? Dove sono finiti i soldi? Come è stato possibile che questo sia successo?». Piano piano ha cominciato a darsi delle risposte e ha tempo fino alla fine di luglio per completare il puzzle. Unico ufficiale di polizia in servizio commissario di Asl (quella di Salerno è stata sciolta per dissesto), si era già occupato come collaboratore del prefetto Luigi De Sena dell’Asl di Locri, decapitata per mafia. Non solo, è stato consigliere per la lotta alla corruzione dell’ex ministro alla pubblica amministrazione Renato Brunetta.
In Veneto Maurizio Bortoletti si è anche sposato con Barbara, dirigente della Cassa di risparmio del Veneto, e a Padova la coppia abita tuttora. «Faccio il pendolare con Roma e la Calabria, dove insegno all’Università, e Salerno. Ma nei week end, appena posso, torno a casa».
Di Adria, che ha lasciato nel 1998, ha ricordi precisi: nomi, persone e luoghi. «Una buona qualità della vita, ci sono stato bene. Si finisce un po’ con l’appartenere ai posti in cui si ha vissuto e si ha lavorato e io ad Adria sono rimasto legato».
Il Resto del Carlino – 12 marzo 2012