di Ivan Cavicchi. “Ora basta”. Lo scrivono tutti i medici di Vicenza in un documento condiviso da tutti i sindacati e perfino dall’ordine. Non ce la fanno più a pagare il conto di politiche sanitarie sbagliate, di gestioni fa sulle, di speculazioni vergognose. Si ribellano alla doppia immoralità della regione-Veneto che sacrifica le necessità di cura dei malati e permette che “strumenti di finanza di progetto” si dissanguinino le finanze regionali, gli stipendi di chi lavora e i diritti di chi sta male.
Ma a cosa si riferiscono i medici di Vicenza? A un particolare tipo di debito occulto di cui nessuno parla e al quale il Veneto, e molte altre regioni, ha fatto spesso ricorso , e che si chiama “contratto di concessione” o “finanza di progetto ” (project financing).Una brutta bestia affamata capace di stare acquattata per anni proprio come un debito sommerso e saltare fuori al momento giusto per mangiarsi il nostro sistema pubblico.
L’idea tanto, per cambiare, è copiata dalla sanità inglese, e introdotta in Italia alla fine degli anni ’90 (legge n 415/1998) in una fase in cui alle regioni da una parte si impongono imposte crescenti, restrizioni finanziare e dall’altra è loro offerta, con la riforma Bindi, la possibilità di fare “sperimentazioni gestionali” Con questa scusa alle regioni non sembrò vero di poter aggirare con i contratti di concessione, gli sbarramenti di spesa: mentre si tagliava ovunque, soprattutto posti letto, esse continuarono a costruire ospedali dandoli in concessione ai privati.
Il contratto di concessione di un ospedale è qualcosa di diabolico: il privato finanzia la costruzione dell’ospedale avendone in cambio la gestione per un certo numero di anni (20/30) dopo i quali il pubblico subentra come proprietario ma ereditando praticamente dei catorci. La legge impone che il privato per finanziare l’ospedale debba chiedere un mutuo che tuttavia è garantito dal pubblico. Per cui tutti i rischi finanziari sono del pubblico, il privato non rischia niente. Ma c’è di più: il concessionario ha diritto di sfruttare l’opera costruita, ma un ospedale non e un parcheggio o una autostrada che nel tempo danno profitti, per cui per remunerare il finanziatore la regione e l’azienda di riferimento 1) gli paga un canone di concessione per tutto il tempo della concessione trasferendo così spesa pubblica al privato e senza nessun tipo di risparmio; 2) gli affida la gestione completa di quelli che si chiamano “servizi non sanitari” vale a dire mense, raccolta rifiuti, pasti agli ammalati, pulizie, spazi commerciali, quindi un business da paura ma che ha il piccolo inconveniente che per essere privato è gravato dall’Iva e che quindi costa al pubblico almeno il 22% in più.
Siamo alla più spudorata delle speculazioni, cioè il concessionario ha interesse a spendere di meno nei costi di fabbricazione dell’ospedale e quindi nella qualità della struttura e a far spendere di più per la gestione. Infatti i costi gestionali in generale sono diseconomici e per questo maggiori rispetto a quelli degli ospedali a gestione pubbli ca e, a seconda dei casi, essi variano dal 30, 40, 50 %(L.Benci). Cioè la qualità della struttura è bassa, i costi dì gestione sono molto alti, ai cittadini sono sottratte tante risorse e quel che è peggio si costruisce un debito pubblico occulto perché nascosto nei bilanci privati.
Quasi tutte le regioni per fare ospedali hanno fatto ricorso ai contratti di concessione, perché costruire un ospedale è una autentica fiera del malaffare. In particolare si distinguono la Lombardia, il Veneto, la Toscana, la Puglia, il Trentino alto Adige, l’Emilia Romagna…cioè tutte quelle regioni che si autodefiniscono “virtuose”,- che dicono di avere i conti in regola.
Su questa immensa speculazione delle regioni, la magistratura contabile proprio della regione Veneto, ha detto chiaro e tondo che l’operazione di dare gli ospedali in concessione al privato è “a debito” e va ad incrementare il debito pubblico. – Se andiamo avedere cosa è accaduto in Inghilterra sbaglieremmo ad ignorare il monito della Corte dei conti e la denuncia dei medici di Vicenza: G. Hobsborne (head of exchequer del ministero delle finanze) ha definito il financing project in sanità come «totally discredited> e il governo ê stato costretto per salvare i 31 Trust (Asl) a versare 451 milioni di sterline per finanziare i canoni di concessione degli ospedali, e attivare un fondo ad hòc di 1.5 mld di sterline per 25 anni per aiutare i trust in difficoltà.
Cosa accadrà in Italia non lo so, anche se è prevedibile che anche questo sistema pubblico come quello mutuali stico, sotto il peso dell’indebitamento occulto e’della speculazione rischia di. spezzarsi. Quello che so è che queste regioni sono diventate di fatto. enti immorali, che è immorale rubare soldi ai malati e ai lavoratori e che in tutta Italia gli ordini, i collegi, i sindacati, le società scientifiche, le associazioni sociali, dovrebbero tutti insieme dire come i medici di Vicenza «ora basta» …con i ladri di sanità.
Il Manifesto del 22 novembre 2014
25 novembre 2014