Dura stoccata di Monti al leader di Confindustria che aveva bocciato la spending review: “Mi permetto come esponente del governo che non si faccia il danno delle imprese. Certe dichiarazioni fanno aumentare lo spread, i tassi di interesse e incidono non solo sul debito pubblico ma anche sulle imprese”
Piaccia o no Mario Monti ha sempre dimostrato un invidiabile aplomb. Ora però il presidente del Consiglio ha perso la pazienza. E a fargliela perdere sapete chi è stato? Il leader degli industriali, Giorgio Squinzi, che ieri si è detto deluso dall’operato del governo sulla spending review, arrivando addirittura a dare una sufficienza risicata (sei meno meno) come ipotetico voto in pagella all’esecutivo.
Apriti cielo. Monti si è arrabbiato, e non poco. Lo si evince dal tono della sua risposta piccata. “Dichiarazioni di questo tipo fanno aumentare lo spread, i tassi di interesse e incidono non solo sul debito pubblico ma anche sulle imprese”. Più chiaro (e duro) di così non si può.
Monti va avanti a testa bassa: “Invito a considerare che dichiarazioni di questo tipo da parte di figure istituzionali e personaggi, ritenuti responsabili, hanno effetti molto negativi nei mercati e nelle valutazioni delle organizzazioni internazionali”. Poi l’invito esplicito (a Squinzi ma non solo a lui): “Suggerirei di fare più attenzione non tanto per riguardo al governo, che evidentemente non lo merita sulle basi di ciò che viene detto, ma per le imprese. Mi permetto come esponente del governo che non si faccia il danno delle imprese”.
In serata arriva anche la dura presa di posizione, quasi una scomunica, del past president di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo: “Dichiarazioni come quelle di Squinzi, sia nel merito che nel linguaggio, non si addicono a un presidente di Confindustria, fanno male e sono certo che non esprimano la linea di una Confindustria civile e responsabile”.
“Credo che Giorgio Squinzi sia stato frainteso per toni, modalità e contenut”. Così l’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni sulle dichiarazioni del presidente della Confindustria. “Quello di cui in questo momento non hanno certamente bisogno le imprese e le famiglie italiane”, ha continuato Scaroni, “sono divisioni e polemiche, che generano soltanto aumento dello spread e perdita di credibilità del nostro Paese sui mercati internazionali. Sono certo che Confindustria saprà considerare adeguatamente il buon lavoro che questo Governo sta realizzando”.
L’accusa a Finlandia e Olanda
“L’aumento degli spread dopo il vertice Ue – ammonise Monti – è dovuto anche a dichiarazioni, che considero inappropriate, di autorità di Paesi del Nord che hanno avuto l’effetto di ridurre la credibilità delle decisioni prese dal Consiglio Ue”.
Lo spread che non scende
Il capo del governo si sofferma anche sull’andamento degli spread. “Non scendono perché non c’è ancora piena credibilità nel mercato nei meccanismi a supporto dell’Eurozona e, forse, nel caso dell’Italia c’è anche un po’ di incertezza su quello che succederà nella governance dell’economia o detto altrimenti nella politica italiana dopo le elezioni”. Dunque pesa l’incertezza sul futuro politico. Una frase che può dare adito a fraintendimenti. Qualcuno potrebbe pensare che, quasi quasi, sia più conveniente – per non disturbare i mercati – evitare di far scegliere ai cittadini da chi farsi governare.
Il Giornale – 9 luglio 2012