Contro la corruzione ci vogliono nuovi reati e pene più severe, certo. La ministra Paola Severino ci sta lavorando e s’è presa qualche settimana di tempo per portare la sua proposta in Parlamento. Da ieri c’è un’apertura di Angelino Alfano: «Non ci sottrarremo alla possibilità di inserimento di nuovi reati in materia di corruzione, né saremo pavidi». Ma è sulla prevenzione che si gioca la vera partita. Nuove norme draconiane sono in arrivo. I consigli comunali potranno essere sciolti se inadempienti rispetto ai futuri Piani comunali anti-corruzione come oggi accade quando si dimostra l’infiltrazione della mafia. I segretari comunali diverranno garanti dell’applicazione di questi Piani.
Se applicati poco o male, i segretari comunali potranno finire sotto inchiesta disciplinare e pagare persino di tasca propria i danni erariali. Ovviamente, però, questi «sceriffi» anticorruzione dovranno cambiare di status: da braccio esecutivo dei sindaci, come ha disposto la riforma Bassanini di qualche anno fa, a figura indipendente e autorevole.
I segretari comunali avranno accanto i prefetti. Nelle prefetture nasceranno infatti articolazioni specifiche anticorruzione. Ci sarà un ufficio per ricevere le denunce che i dipendenti degli enti pubblici potranno avanzare con garanzia di anonimato e promessa di una lucrosa ricompensa. Come premio perla denuncia (mantenuta anonima) che faranno di una corruzione di cui siano venuti a conoscenza, questi dipendenti pubblici otterranno una fetta dei soldi che lo Stato recupererà ai corrotti.
Se la repressione della corruzione è materia di polizia e magistratura, la prevenzione verrà dunque affidata a prefetti e segretari comunali, e di tutto ciò parleranno domani i tre ministri interessati – Filippo Patroni Griffi, Paola Severino e Annamaria Cancellieri – in un seminario presso il Dipartimento della Funzione pubblica. Le prefetture saranno la rete sul territorio per monitorare i Piani comunali anti- corruzione, verificarne la qualità e poi seguirne l’applicazione. Sono già stati individuati quattro grandi settori su cui battere: gli appalti, la sanità, il governo del territorio, i controlli interni all’amministrazione.
Ieri intanto si sono riuniti i saggi della commissione insediata dal ministro Patroni Griffi assieme ai vertici del ministero dell’Interno. Dovranno elaborare proposte che finiranno nel ddl anti-corruzione. Tra loro c’è Raffaele Canto- ne, il pm anticamorra, che insiste su una seria prevenzione, ovvero i Piani anticorruzione per imporre trasparenza nelle decisioni, rotazione degli incarichi, tempi certi per le pratiche: «Se il ddl viene rinforzato sul piano della prevenzione – dice Cantone – anche raccogliendo le nostre indicazioni, e se viene rafforzato sul piano penale, ha un senso. Altrimenti è una norma-manifesto». Cantone interveniva a un convegno organizzato dal sindacato autonomo di polizia Siap e dall’associazione nazionale funzionari di polizia. «In questi anni la politica è stata pronta a legiferare per contrastare la percezione dell’insicurezza, mentre è stata omissiva sulla corruzione», sostiene il rappresentante dei funzionari di polizia, Enzo Letizia.
La Stampa – 23 marzo 2012