È incostituzionale il doppio inquadramento contrattuale dei dipendenti di Avisp, ex Veneto Agricoltura, previsto dalla legge regionale 37 del 2014 (istitutiva dell’agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario). Lo ha stabilito la Corte costituzionale, con la sentenza numero 100 depositata il 19 aprile. Esultano i sindacati e i 143 dipendenti difesi dall’avvocato Barbara Gasparini che, a metà ottobre 2017, aveva portato la vicenda all’attenzione del giudice del lavoro di Venezia. Proprio il tribunale lagunare, a inizio 2018, aveva deciso di sospendere il giudizio e di rimettere la questione alla Consulta. La denuncia riguardava diverse problematiche del rapporto lavorativo. Tra queste, lo sblocco degli adeguamenti contrattuali, delle indennità integrative, degli scatti di anzianità e delle progressioni parametrali maturate dal 2010 al 2014. In secondo luogo, veniva chiesto di fare luce sull’inquadramento contrattuale dei lavoratori. La legge regionale 37/2014, che ha approvato l’istituzione dell’Avisp al posto di Veneto Agricoltura, prevede per i dipendenti il contratto collettivo di lavoro nelle aziende di igiene ambientale (per la parte normativa, con meno tutele) e quello collettivo delle regioni e autonomie locali (per la parte economica). La Consulta ha quindi respinto la tesi difensiva della regione Veneto, che giustificava la misura sulla necessità di contenere la spesa pubblica per il personale dipendente dell’agenzia. «Abbiamo sempre sostenuto che quei due articoli erano inapplicabili per i dipendenti di Veneto Agricoltura – il commento di Alessandro Gilioli, Cgil – sia perché c’erano evidenti criticità da un punto di vista contrattuale, sia perché era gravemente danneggiata l’attività sindacale di contrattazione. La sentenza della Consulta è una sconfitta per l’arroganza dei dirigenti regionali e una vittoria della Costituzione».
LA NUOVA VENEZIA – Mercoledì, 24 aprile 2019