Se c’è un filo conduttore nella manovra correttiva, è quello che lega – uno all’altro – 56 milioni di italiani: tutti i destinatari delle ultime imposte introdotte dal Governo.
Tolti 4 milioni di bambini sotto i sei anni, nessuno può dire di non esserne toccato, più o meno pesantemente.
Si parte dal contributo di solidarietà, che colpirà le 600mila persone con un reddito oltre i 90mila euro all’anno. Una pattuglia tutto sommato ristretta rispetto ai 41 milioni di contribuenti che pagano l’Irpef. Per questi ultimi, però, il rincaro potrebbe arrivare a partire dal 2012 dai sindaci, ai quali l’Esecutivo taglia i trasferimenti e sblocca le addizionali. Con in più la partita dell’Imu: la nuova imposta municipale non è nel decreto legge, ma potrebbe essere introdotta già nel 2012 dal Parlamento. Fosse così, cambierebbe il prelievo fiscale per circa 40 milioni di immobili, con la sola esclusione delle abitazioni principali. I proprietari di seconde case potrebbero risparmiare un po’ rispetto all’Ici, ma le imprese vedrebbero salire decisamente l’importo a loro carico.
Sull’efficacia dell’intero pacchetto si concentreranno, da domani, i mercati. Mentre dalla prossima settimana deputati e senatori saranno chiamati a discutere dell’equità e dell’impatto sullo sviluppo delle singole misure. Sulla portata della manovra, comunque, restano pochi dubbi, anche guardando l’intervento sulle rendite finanziarie. Tra titolari di conti correnti e piccoli risparmiatori, gli interessati superano ampiamente i 30 milioni. Una platea in parte già toccata dal bollo sul deposito titoli introdotto appena un mese fa.
L’anticipo del pareggio di bilancio al 2013 accelera di un anno anche il riassetto dei bonus fiscali. L’obiettivo, ora, è alleggerirli di 4 miliardi già dal 1° gennaio 2012. Con la riforma fiscale o, in mancanza, con un taglio lineare. Nel mirino ci sono diverse agevolazioni a favore delle famiglie (detrazioni per spese mediche e la casa) e delle imprese.
Non colpisce direttamente le persone fisiche la Robin Hood tax, l’addizionale Ires per le imprese che producono energia. Rispetto alla versione del 2008, la manovra allarga il perimetro di applicazione anche al settore delle rinnovabili e abbassa da 25 a 10 milioni di euro la soglia di ricavi che fa scattare il prelievo. Il gettito in ballo è rilevante: 3,6 miliardi in tre anni. La manovra vieta espressamente di scaricare il tributo sui consumatori e le famiglie, cosa che non è sempre avvenuta in passato, come dimostra la relazione consegnata l’anno scorso al Parlamento dall’Authority per l’energia.
Resta poi il capitolo della lotta all’evasione fiscale, dal quale il ministro Tremonti ha detto, presentando la manovra, di aspettarsi almeno un miliardo di euro. Il decreto punta sulla tracciabilità dei pagamenti oltre 2.500 euro (soglia che era stata abbassata a 5mila euro solo un anno fa) e sul rafforzamento delle sanzioni previste per chi non emette fattura o scontrino fiscale. La novità, rispetto alla chiusura dell’attività, è che ora il professionista rischierà anche la sospensione dall’Ordine
Ilsole24ore.com – 16 agosto 2011